
Da un anno sono in attesa di un bel po’ di quattrini. Trattamento di fine rapporto, oltre mezza tredicesima e ferie non godute. E, oltre al danno la beffa, tanti di loro hanno pure accettato una conciliazione che s’è poi rivelata, almeno finora, un altro buco nell’acqua.
Sono una ventina, e anche più, di operatori – a cui si aggiungono amministrativi e assistenti sociali - tutti ex dipendenti della società «Essequadro» che gestiva – fino al 31 luglio dello scorso anno – il centro di prima accoglienza di Pian del Lago, a Caltanissetta.
Nel gran calderone di questa vertenza di lavoro, anche un’ultima busta paga – datata agosto 2024 - con una serie di conguagli e voci varie non meglio definite che, inspiegabilmente, per i lavoratori, avrebbero fortemente assottigliato le loro spettanze. Ma è solo uno degli aspetti ombrosi di questa vicenda, che ha anche avuto strascichi giudiziari.
Si perché alcuni lavoratori – tre quelli che hanno già ottenuto ogni arretrato con bonifico da parte della prefettura e altri sono in itinere – si sono rivolti a un legale (l’avvocato Laura Alfano) ricorrendo ad un’azione esecutiva ed ottenendo dal giudice del lavoro una ordinanza per un pignoramento verso terzi, in questo caso la prefettura di Caltanissetta, per l’attribuzione delle somme. Orientativamente, una quindicina di migliaia di euro a lavoratore.
Secondo tutti gli altri operatori che ancora restano in attesa di quanto loro dovuto già da luglio scorso, la prefettura con un intervento sostitutivo, avrebbe dovuto surrogarsi alla società pagando loro quanto dovuto. Ufficio del governo che , dal canto proprio , avrebbe risposto ritenendo, però, che il Tfr non rientrerebbe in questa procedura. Mentre per i lavoratori, invece, sì come emolumento lavorativo.
Nel mezzo , in questi mesi, una fitta corrispondenza tra quesiti e risposte tra prefettura, sindacati e la stessa «Essequadro» che avrebbe evidenziato di vantare un credito, dall’ufficio appaltante, per qualcosa come 270 mila euro per i mesi di maggio, giugno e luglio 2024. Ma, in tal senso, vi sarebbe una serie di accertamenti in corso per chiarire alcuni aspetti e, tra questi, i cosiddetti pocket money che possono essere elargiti agli ospiti del centro di prima accoglienza anche in sigarette, alimenti o schede telefoniche.
Sullo sfondo, una proposta di conciliazione avanzata dalla stessa società e rivolta agli operatori, con l’intervento dei sindacati, che una ventina e più di lavoratori hanno accettato rinunciando anche a parte dei loro compensi. Con una riduzione, così come accade quando si trova un punto d’incontro tra le parti. E quell’accordo avrebbe previsto il pagamento di quanto dovuto in quattro rate, a partire da marzo scorso. Ma, in realtà, sarebbe stata versata soltanto una rata, ad aprile, e poi il nulla. Un pugno di mosche tra le mani.
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