GELA. Il sindaco ex cinquestelle di Gela, Domenico Messinese, entro i 10 giorni dalla sua espulsione dal Movimento, tempo che gli è stato concesso per un'eventuale istanza, presenterà ricorso contro quella che definisce una decisione "infondata e dalle motivazioni surrettizie". Il terremoto si è scatenato dopo aver licenziato tre assessori grillini. Si tratta di Pietro Lorefice, Ketty Damante e Nuccio Di Paola, considerati dei dissidenti perché non avrebbero condiviso la linea politica del sindaco e per questo “silurati”. Al loro posto sono stati nominati Francesca Licia Abela, Eugenio Catania e Flavio Di Francesco. “Sollevo tre componenti della giunta pentastellata – ha spiegato Messinese – dal gravame di sfide troppo impegnative per la città, forse sottovalutate da chi ha detenuto fino ad ora deleghe importanti. Speravo che una rimodulazione delle loro competenze operative potesse dare nuovo vigore alle loro attività – ha continuato il primo cittadino – ma ho solo assistito ad un mandato inconcludente, troppo attento a criticare il lavoro altrui piuttosto che a far funzionare il proprio settore di competenza, in cui si sono registrate notevoli criticità”. Il sindaco ha anche sottolineato che la sua scelta non è stata condivisa con i vertici del partito. “Non accetto – ha detto – diktat dall’alto. Questa giunta in ogni caso rimane 5 stelle. Era venuta meno l’unità e c’erano troppe pressioni dall’esterno”. Ad appena un mese dalla sua elezione, Messinese aveva “licenziato” dal suo esecutivo, l’assessore all’Ambiente Fabrizio Nardo. Poi è arrivata l'espulsione dal Movimento. "Il sindaco di Gela, Domenico Messinese, è venuto meno agli obblighi assunti con l'accettazione della candidatura e si è dimostrato totalmente fuori asse rispetto ai principi di comportamento degli eletti nel MoVimento 5 Stelle e anche alle politiche ambientali energetiche e occupazionali più accreditate in ambito europeo. Pertanto si pone fuori dal Movimento, di cui, da oggi, non fa più parte”. E' stata questa la posizione del M5S Sicilia, alle luce del comportamento tenuto da Domenico Messinese, sindaco di Gela eletto nelle fila del MoVimento. "Messinese - prosegue il M5S Sicilia - non ha provveduto al taglio del proprio stipendio, nonostante il consiglio comunale di Gela abbia votato anche un atto d'impegno in questo senso, col fine ulteriore di generare un effetto domino normativo che avrebbe portato automaticamente alla riduzione delle indennità degli assessori e dei consiglieri". "Messinese - aggiunge il M5S Sicilia - ha avallato il protocollo di intesa tra Eni, Ministero dello Sviluppo economico e Regione Siciliana. Un'accordo che il gruppo parlamentare all'Ars del M5S ha osteggiato con tutte le sue forze non solo perché in aperto contrasto con i sui principi, ma anche perché contrario alle più accreditate politiche di tutela ambientale, energetiche, occupazionali e di economia turistica". "Il sindaco di Gela, invece di metterlo in discussione e bloccarlo, l'ha accettato consentendo che sul territorio di Gela si avviino attività di esplorazione e produzione di idrocarburi, con la perforazione di nuovi pozzi e la riapertura dei vecchi. In questo contribuendo a deturpare ulteriormente il paesaggio e compromettendo inevitabilmente l’equilibrio biologico delle acque costiere, oltre al grave danno derivante all'economia turistica della zona". "In ultimo - conclude il M5S Sicilia - avallando questo protocollo, Messinese accetta la riconversione degli impianti per la produzione di olio di palma, per avviare i piani di recupero dei livelli occupazionali. Programmi vetusti, totalmente avulsi dalle politiche energetiche e ambientali dettate dai nuovi obiettivi europei e, di conseguenza, piani che si stanno rivelando completamente inutili". “Prendo atto di una decisione espressa da una Corte Marziale di bit, ma non condivido”. Aveva inoltre ribadito Messinese. "Addurre dall’alto per un sindaco di un grosso centro – ha continuato Messinese - la decurtazione dell’indennità di carica, non inserita nel programma elettorale, ha la stessa coerenza di una regola francescana teorizzata da Rockefeller". "Mentre sul protocollo d’intesa con Eni - aggiunge Messinese - qualcuno informi i miei giudici politici che il mio predecessore, vero firmatario del documento, ha forse dubbi sulla sua identità nel Pd ma non è di certo iscritto al M5S. Con questo esprimo il mio rammarico per imputazioni strumentali sulle quali (non solo io) conservo la mia idea ma non la diffondo per rispetto. Alla gara rancorosa degli attacchi mediatici di alcuni portavoce estremisti in cerca di popolarità infatti oppongo il silenzio a favore di tutti gli altri amici, la gran parte, del Movimento”. Messinese ha ribadito che non si dimetterà e che rimarrà un sindaco a 5 stelle. “Perseguirò i principi del Movimento. Reputo tuttavia il direttorio come una sorta di plotone di esecuzione. Non so se nei prossimi giorni replicherò. Continuerò a governare questa città. Voglio essere giudicato per gli atti che porterò in consiglio comunale”.