Gela, il sindaco ha un malore in aula durante il dibattito su sfiducia: poi si dimette via email
Finisce col botto com'era cominciata l’avventura di Domenico Messinese alla guida del comune di Gela, 75 mila abitanti, dove si tornerà a votare alla prima tornata elettorale utile e con due anni d’anticipo rispetto alla scadenza naturale del mandato. Un coup de théatre, maturato in poche ore tra dimissioni e sfiducia, quello che sancisce la fine dell’esperienza politica di Domenico Messinese, ingegnere di 53 anni, eletto col M5s che poi lo ha abbandonato. Capita l’antifona per il clima infuocato che aveva registrato di persona stamattina in consiglio comunale e senza vie d’uscita, il sindaco ha inviato le proprie dimissioni con una mail: l’ha fatto dal letto d’ospedale dove intanto era stato trasferito in ambulanza per un malore improvviso che lo aveva compito mentre era in aula. Una mossa a sorpresa che invece di distendere gli animi li ha rinfocolati. Dopo avere appreso delle dimissioni dal segretario generale del comune che ha ricevuto la pec, i consiglieri hanno proseguito il dibattito in aula, in assenza del sindaco: una parte ha spinto per mettere ai voti la mozione, il resto voleva soprassedere alla luce delle dimissioni. Ma l’ipotesi che Messinese potesse ritirare le dimissioni, in forza del regolamento che prevede la conferma o meno entro 20 giorni dalla comunicazione, ha convinto i falchi a non mollare. E così la mozione è stata votata: 26 i favorevoli alla sfiducia e due gli astenuti, a fronte dei 28 presenti su 30. Si tornerà alle urne, dunque. «Gli uffici stanno verificando se ci sono tempi tecnici per l’indizione dei comizi per la finestra elettorale di novembre, altrimenti il voto slitterà al prossimo anno», spiega l’assessore regionale alle Autonomie locali, Bernardette Grasso. In arrivo dunque il commissario. Messinese è stato eletto a giugno del 2015 col 64,5% dei voti, mentre il suo avversario, Angelo Fasulo del Pd, si era fermato al 35,5%. Un «miracolo» per il M5s che sostenne l'ingegnere e che con quel risultato aveva conquistato nientedimeno che la roccaforte di Rosario Crocetta, in quei giorni presidente della Regione siciliana: grandi furono le manifestazioni di giubilo in piazza Umberto I con cori, slogan e bandiere. Un’euforia durata una manciata di settimane: sei mesi dopo il M5s espulse il sindaco dal movimento per divergenze profonde. Da allora il percorso dell’amministrazione è stato tortuoso, tra mille difficoltà, comprese due mozioni di sfiducia che Messinese è riuscito a superare indenne. Non ci è riuscito con la terza mozione, firmata da 21 consiglieri su 30 e giunta in aula per la discussione dall’esito che molti davano per scontato. Messinese ha provato a disinnescarla, presentandosi in consiglio con la sua giunta dimissionaria e proponendo una sorta di governo di «salute pubblica». Ma il tentativo è fallito. Rimangono agli atti le scuse dei 5stelle: «Abbiamo sbagliato a candidarlo».