Ad un anno e mezzo dalle elezioni amministrative, risalenti al giugno del 2019, nel consiglio comunale di Gela, c’è ancora un seggio conteso. Si tratta del seggio occupato da Romina Morselli, eletta nella lista «Un’Altra Gela» e che invece, secondo il ricorso presentato da Sara Cavallo, prima dei non eletti della lista «Avanti Gela», collegata al candidato sindaco sconfitto Giuseppe Spata, dovrebbe toccare a lei. Sulla vicenda, che si trascina proprio da quando si è insediato il consiglio comunale, si attende ora che si pronunci il Consiglio di Giustizia amministrativa che ha fissato per il 24 febbraio del prossimo anno, l’udienza d’appello.Fu la commissione elettorale ad assegnare il seggio a Romina Morselli.
La commissione stabilì infatti in 15 il numero dei seggi da assegnare come premio di maggioranza alla coalizione vincente, optando quindi per un arrotondamento in eccesso del quoziente 14,4. Altrove, per contro, si optò per un arrotondamento in difetto, vale a dire 14.
Secondo quanto sostiene Sara Cavallo, con un ricorso presentato al Tar Sicilia, l’Ufficio Centrale non avrebbe correttamente determinato il premio di maggioranza e che, conseguentemente, la stessa avrebbe dovuto essere proclamata eletta al posto di Romina Morselli la quale si è costituita in giudizio con gli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, chiedendo il rigetto del ricorso.Nel frattempo, il legislatore ha espressamente previsto – ai fini dell’attribuzione del premio di maggioranza - una nuova modalità di arrotondamento dei seggi favorevole a Sara Cavallo.
Diversi i ricorsi al Tar, tra cui per l’appunto quello della gelese Cavallo, tanto da indurre l’Ars ad intervenire con l’interpretazione autentica dell’articolo 3 della Legge Regionale 6/20, stabilendo che il 60 per cento di 24 seggi equivale a 14 seggi. Gli avvocati Rubino e Impiduglia, hanno quindi chiesto al Tar Sicilia Palermo di sollevare una questione di legittimità costituzionale in ordine a tale interpretazione della norma giuridica.
Il Tar condividendo quanto rilevato dai due legali, ha rilevato che la suddetta interpretazione della norma «appare del tutto irrazionale» poiché adottata «in assenza dei presupposti per un intervento chiarificatore» e che si pone in contrasto con quanto previsto dalla Costituzione. Sara Cavallo ha tuttavia proposto appello avverso la l’ordinanza del Tar chiedendone l’annullamento e/o la riforma e sostenendo la legittimità costituzionale dell’interpretazione data dal legislatore. La Morselli si è quindi costituita in giudizio, chiedendo la declaratoria di inammissibilità e, comunque, il rigetto dell’appello.
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