Il presidente della Regione Siciliana è fuori dal maxi processo Montante. A Caltanissetta, in tribunale, per Renato Schifani è arrivata la prescrizione per entrambi i reati dei quali era accusato, rivelazione di segreto d'ufficio e associazione semplice. Il presidente Francesco D'Arrigo lo ha annunciato in aula durante l'udienza del processo che si tiene nell'aula bunker del carcere Malaspina. Saranno adesso i legali Roberto Tricoli e Sonia Costa a comunicare al tribunale se la prescrizione sarà accettata, oppure se il loro assistito vorrà continuare fino alla fine del processo. I fatti risalgono al gennaio 2015, quando, secondo l'accusa, Schifani avrebbe rivelato notizie coperte da segreto istruttorio sull'indagine che i magistrati nisseni stavano conducendo nei confronti di Antonello Montante. Il maxi processo nasce da due procedimenti scaturiti dall’operazione Double Face, che ha portato all’arresto e poi alla condanna a 8 anni in secondo grado dell’ex presidente di Confindustria Sicilia Montante. Saranno cosi trenta gli imputanti, diciassette dei quali del processo principale, il più antico, e gli altri 13 del secondo filone, il cosiddetto Montante-bis. ovvero la parte di indagine incentrata sui rapporti tra l'allora leader degli industriali ed esponenti della politica e delle istituzioni. Le parti civili, nei due tronconi, sono più di 20, alcune sono presenti in entrambi i processi. Oltre 100 i testi esaminati. Gli imputati per i quali sono giunti i termini di prescrizione sono otto. Oltre a Schifani, gli altri sono il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, il caporeparto dell’Aisi Andrea Cavacece, il tributarista Angelo Cuva, l’ex direttore dell’Aisi Arturo Esposito, il sindacalista Maurizio Bernava e i fratelli Andrea e Salvatore Calì, imprenditori nel settore sicurezza. Anche i difensori di questi sette imputati, oltre a quelli di Schifani, dovranno intervenire nelle prossime udienze per comunicare se la prescrizione verrà accettata oppure se intendono continuare il processo. Secondo il segretario regionale del Pd siciliano, Anthony Barbagallo «per il peso che ha il presidente della Regione siciliana, è il caso che rinunci alla prescrizione perché non ci possono essere residui, ombre e ambiguità di qualunque genere».