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Paralimpiadi, l'abbraccio di Gela a Monica Contrafatto

GELA. «Per quanto la vita ci tolga delle cose, che sia una parte del nostro corpo o un affetto, la nostra esistenza non finisce. Siamo noi a farla finire, rinunciando a vivere». Così Monica Contrafatto, caporalmaggiore dell'esercito, medaglia di bronzo nei 100 metri alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro, ha esortato «a non arrendersi mai» abili e disabili che affollavano, ieri, il teatro Eschilo di Gela, dove la sua città (sindaco e amministratori in testa) ha voluto renderle omaggio «per il successo sportivo e per il coraggio con il quale l'ha conquistato».

E lei ha ringraziato i concittadini per l'affetto e il calore con cui l'hanno sostenuta e con cui l'hanno accolta, dedicando a Gela e ai gelesi la propria medaglia olimpica. Ha sollecitato la costruzione di un impianto di atletica leggera promettendo in cambio di venire ad allenarsi e gareggiare qui per battere il proprio record.

Con la bersagliera Monica, sul palco, oltre alle autorità, c'era il vice presidente del comitato italiano paralimpico (Cip), Sandrino Porru, che è anche presidente della Fispes. La vita di Monica Contrafatto fu sconvolta, quattro anni fa, da un tragico incidente in Afghanistan dove, durante un servizio di perlustrazione con altri colleghi, perse una gamba a causa dell'esplosione di una granata lanciata da guerriglieri talebani.

Il comandante della «Brigata Aosta» dei bersaglieri, generale Mauro D'Ubaldi, ha inviato un video-messaggio a Monica ringraziandola «per averci insegnato a non arrendersi mai».

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