Caltanissetta

Sabato 27 Aprile 2024

Mafia, decapitata la cosca di Gela: nomi e foto dei 22 arrestati

Vincenzo Trubia
Nunzio Trubia
Davide Trubia
Rosario Maichol Trubia
Luca Trubia
Simone Trubia
Pasquale Andrea Trubia
Pasquale Lino Trubia
Luigi Rizzari
Rosario Caruso
Francesco Graziano Giovane
Cristofer Luca Tasca
Ruggiero Biundo
Rosario Trubia
Fabio Crisci
Baldassare Nicosia
Manuele Rolla
Serafino Tuccio - domiciliari
Rosario Davide Albano - domiciliari
Rosario Trubia - domiciliari
Giuseppe Carnazzo - domiciliari

GELA. Gli agenti della Squadra Mobile di Caltanissetta, hanno eseguito questa notte a Gela, 22 misure di custodia cautelare (18 in carcere e 4 ai domiciliari) nei confronti di altrettanti personaggi di spicco appartenenti ai clan Emmanuello e Rinzivillo, ritenuti vicini a Cosa nostra. Ecco i nomi dei 22 indagati dell’operazione antimafia eseguita questa mattina a Gela e che ha permesso di sgominare i clan Rinzivillo ed Emmanuello. Misure di custodia cautelare in carcere per Vincenzo, Nunzio, Davide, Rosario, Luca, Simone, Paquale Andrea e Pasquale Lino Trubia; Luigi Rizzari, Rosario Caruso, Francesco Graziano Giovane, Ruggeri Biundo, Manuele Rolla, Cristofer Luca Tasca, Fabio Crisci e Baldassarre Nicosia. Arresti domiciliari invece per Giuseppe Carnazzo, Rosario Trubia, Serafino Tuccio e Rosario Davide Albano. Due i ricercati: Rosario Maichol Trubia e Petrut Stelian Ursica. L’organizzazione criminale, avrebbe tentato di imporre il proprio diktat sul territorio, minacciando pesantemente gli imprenditori del settore della raccolta della plastica. Ad assumere le redini di Cosa nostra a Gela, era stato Vincenzo Trubia, nominato “reggente”, il quale nonostante fosse sottoposto alla sorveglianza speciale che gli impediva di allontanarsi da Gela, intratteneva rapporti con personaggi di spicco del territorio, permettendo così ai clan Rinzivillo ed Enmmanuello di riorganizzarsi per dedicarsi oltre alle estorsioni anche al traffico di stupefacenti. Avrebbero anche tentato di impadronirsi del controllo del territorio attraverso l’imposizione nella raccolta di materiale plastico e di materiali ferrosi da conferire in siti autorizzati e imponendo la “guardiania” nelle aziende agricole di contrada Mignechi e Bulala. Per imporre il loro predominio, si erano anche alleati con esponenti di spicco della famiglia “Dominante-Carbonaro”, riconducibile alla “stidda” operante nel ragusano. L’organizzazione mafiosa disponeva altresì di armi, pistole e fucili, utilizzate per intimidire gli imprenditori.

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