GELA. Utilizzavano messaggi criptati i presunti autori di un traffico di reperti archeologici sgominato dalla Guardia di Finanza di Gela in un’operazione, denominata “Agorà” coordinata dalla Procura, guidata dal Procuratore Capo Lucia Lotti. Monete e statuette erano chiamate “automobili”. Gli scavi venivano effettuati in particolare nell’area archeologica di Kamarina, durante la notte, quando l’area non è controllata. Il materiale recuperato, finiva poi nelle case di facoltosi collezionisti spagnoli e tedeschi.
La base operativa era a Gela. Una rete di trafficanti ben collaudata che intratteneva rapporti anche con altri trafficanti operanti a Paternò, a Vittoria e nel casertano.
Dodici le misure di custodia cautelare eseguite dalla Guardia di Finanza. In carcere sono finiti: Simone Di Simone, Orazio Pellegrino, Salvatore Cassisi, Pasquale Messina, Roberto Ricciardi e Amedeo Tribuzio.
Arresti domiciliari invece per la romena Mihaela Ionita, Vincenzo Cassisi, Nicola Santo Martines, Giuseppe Rapisarda, Sergio Fontanarossa e Alessandro Lucidi. La presunta organizzazione si scambiava, tramite i cellulari, foto e messaggi. E’ stato il loro abbigliamento da caccia, in un periodo non consentito, a far scattare la scintilla o per meglio dire a indurre gli inquirenti ad indagare.
Sequestrate, nell’ambito dell’operazione 400 monete antiche, in oro, argento e bronzo risalenti tra il V e il II sec. a.C.. oltre che varie apparecchiature, soprattutto metal detector – utilizzate per le ricerche clandestine.
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