In arrivo 20 posti di terapia intensiva al Sant'Elia di Caltanissetta, ma sindaco e vescovo attaccano Razza
Venti posti di letto di terapia intensiva all'ospedale Sant'Elia. I lavori si completeranno il 26 febbraio come ha annunciato l'assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza dopo un sopralluogo nel cantiere. "Oltre mille mq di reparto realizzati dalla struttura commissariale in collaborazione con l’Asp - commenta -. Si delinea la dotazione di posti letto di un vero hub. Ancora una volta i fatti sono più forti delle polemiche locali". Parole che suonano come risposta alla lettera aperta del sindaco di Caltanissetta Roberto Gambino con cui ha criticato la gestione della Sanità regionale, accusando l'assessore di "giocare a Risko con la sanità". Gambino nei giorni scorsi si è detto pronto a fare "le barricate" per evitare che "la sanità nissena venga smontata come si fa con le costruzioni". Nel suo intervento Gambino ha parlato di "ignobile tentativo di privare ancora una volta la città di Caltanissetta di un coordinamento territoriale a vantaggio di identità territoriali vicine, un progetto politico folle, una sorta di partita a “Risiko” che vede protagonista il governo regionale, solo che al posto dei carri armati di plastica ci sono i cittadini, ci sono i pazienti, ci sono i malati che hanno il diritto di essere curati ed assistiti sul loro territorio". Ma annunciando i 20 posti di terapia intensiva, Razza ha così risposto anche al vescovo di Caltanissetta Mario Russotto, anche lui autore di una lettera inviata al presidente della Regione Nello Musumeci e allo stesso assessore alla Sanità. "È notizia di questi giorni che dai finanziamenti del Pnrr circa 800 milioni di euro sono riservati alla sanità siciliana per un piano costruzione di ospedali, case di comunità e altre ristrutturazioni che riguardano alcune zone della Sicilia - ha scritto il vescovo -. Ciò che tuttavia più mi preoccupa di questo piano generale di 'ristrutturazione' della sanità isolana è la paventata decentralizzazione dell'Asp di Caltanissetta, a vantaggio di realtà territoriali più vicine dalle quali Caltanissetta andrebbe a dipendere". Secondo monsignor Russotto "in un momento in cui la nostra struttura sanitaria, non soltanto l'ospedale Sant'Elia della città ma tutta l'azienda ospedaliera, esprime un lodevole massimo sforzo con risorse minime, un'azione del genere toglierebbe ogni possibilità di sviluppo e di rilancio, anzi piuttosto che offrire la possibilità di un deciso salto di qualità, l'attuazione di questo ipotizzato progetto equivarrebbe ad un affossamento e deprezzamento della popolazione di questo territorio".