GELA. I carabinieri di Gela, stanno passando al setaccio le immagini dei sistemi di video sorveglianza collocati nella zona, per far luce sull’omicidio di Domenico Sequino, il tassista di 56 anni, ucciso ieri sera a Gela, poco dopo le 19,30 in pieno centro storico, davanti il sagrato della chiesa Madre. Sono diverse le piste al vaglio degli inquirenti. Il delitto potrebbe essere maturato negli ambienti mafiosi, per via del passato della vittima, potrebbe avere uno sfondo passionale oppure potrebbe essere stato ammazzato per debiti di gioco. I carabinieri, al momento stanno tentando di ricostruire la dinamica del delitto. L’uomo si trovava davanti la chiesa. Stava parlando con un amico, quando è stato raggiunto da due killer. I due avrebbero agito in sella ad uno scooter di colore scuro e con il volto travisato da caschi protettivi. E’ stato raggiunto alle spalle, da cinque dei colpi esplosi con una pistola calibro 7.65 che lo hanno raggiunto in diverse parti del corpo. E’ morto durante il trasporto in ambulanza. Sequino, era finito nei guai, nel 2006, quando fu incriminato nell’inchiesta della Dia di Roma “Cobra” ma poi venne assolto. Nel dicembre dello stesso anno, fu coinvolto nel maxi blitz antimafia “Tagli pregiati” che coinvolse 88 presunti affiliati al clan Rinzivillo. Patteggiò la pena e venne condannato per associazione mafiosa a due anni di reclusione. Secondo i carabinieri, negli anni successivi, si sarebbe avvicinato ad Emanuele Palazzo, affiliato alla Stidda.