Mafia a Gela, i soldi del clan riciclati nelle auto di lusso: tre arresti e sequestro da 63 milioni
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Sette misure cautelati e un patrimonio da 63 milioni di euro sequestrato. È il bilancio dell'operazione della guardia di finanza a Gela. Arrestati tre componenti della famiglia Luca, titolari della concessionaria 'Lucauto' di Gela, molto nota nella Sicilia orientale per il suo parco-macchine composto da automobili di lusso e di grossa cilindrata, dall'alto valore commerciale e di griffe automobilistiche molto ricercate. In carcere sono finiti i fratelli Francesco Antonio e Salvatore Luca e il figlio di quest'ultimo, Rocco. Sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di proventi illeciti per una cifra iniziale di circa un miliardo di lire che, sin dagli anni '90, sarebbero stati forniti loro dalla famiglia dei Rinzivillo di Cosa nostra. A fare i nomi dei Luca di Gela sarebbero stati alcuni collaboratori di giustizia. I contatti dei Luca con la criminalità organizzata si sarebbero poi estesi ad alcune famiglie mafiose di Catania, quali i Mazzei (detti i Carcagnusi), i Carateddi ed i Santapaola. Le indagini del Gico di Caltanissetta della guardia di finanza hanno trovato conferme alle rivelazioni dei pentiti e accertato il sistema "money laundering" (lavaggio del denaro sporco) attraverso spostamenti di capitali tra i conti dei vari componenti della famiglia e delle imprese che avevano avviato, ma anche tramite "scontrini vincenti" del gioco del lotto. Un funzionario di polizia, in servizio a Gela, poi a Caltanissetta e ad Agrigento, sarebbe stato una sorta di "talpa" al servizio dei Luca. Nel corso dell'operazione, denominata "Camaleonte", che ha visto impiegati circa 80 militari del comando provinciale delle fiamme gialle di Caltanissetta, sono stati sottoposti alla misura cautelare del divieto di dimora nelle province di Caltanissetta e Ragusa per il reato di riciclaggio, Francesco Gallo, genero di Salvatore Luca e gestore di alcune imprese di famiglia, Concetta Lo Nigro, moglie di Salvatore Luca e rappresentante legale di diverse aziende, Emanuela Lo Nigro, sorella di Concetta e prestanome della famiglia Luca, e Maria Assunta Luca, figlia di Salvatore e socia in molte aziende della famiglia. Sono state inoltre sequestrate, tra Gela e Ragusa, 7 aziende, nonché disponibilità finanziarie e beni immobili riconducibili all'impero economico e finanziario della famiglia Luca, per un totale complessivo stimato in 63 milioni di euro. Le aziende sottoposte a sequestro sono Lucauto s.r.l., Car Luca s.r.l., Terranova Immobiliare s.r.l., Immobilluca s.r.l., Luca Immobiliare S.r.l, Luca Costruzioni s.r.l., Mirto S.r.l. Un particolare curioso. Domani a Gela si festeggia la Madonna delle Grazie, una festa popolare molto sentita, che, anni addietro, ha rischiato di non essere celebrata perché l'autovettura attrezzata, sulla quale il simulacro veniva portato in processione, si era irrimediabilmente guastata. Salvatore Luca salvò la festa donando una nuova, potente automobile ai frati Cappuccini, che custodiscono il simulacro della Vergine Maria, conquistandosi la gratitudine di decine di migliaia di fedeli. L'INCHIESTA. "L'operazione di oggi offre una visione abbastanza grave della crescita di questo gruppo imprenditoriale che per oltre 20 anni ha usufruito del contributo e del finanziamento del clan Rinzivillo che gli ha consentito di conquistare una posizione di monopolio all'interno del settore economico di cui si occupava". E' quanto ha affermato il procuratore capo di Caltanissetta, Amedeo Bertone a margine della conferenza stampa nel corso della quale sono stati illustrati i dettagli dell'inchiesta denominata "Camaleonte" che ha permesso al Gico di Caltanissetta di eseguire, nell'ambito di un'operazione coordinata dalla Dda nissena, sette ordinanze cautelari, tre delle quali in carcere nei confronti dei fratelli Francesco e Salvatore Luca di Gela e del figlio di quest'ultimo Rocco, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio. Indagati anche altri tre loro familiari e un dirigente della polizia di Stato che ha prestato servizio a Gela, Caltanissetta e Agrigento. "Il ruolo del poliziotto - ha chiarito il procuratore Bertone - è stato quello di vivere una situazione di assoluta compromissione della funzione pubblica nel senso che il funzionario risponde di reati come quello di corruzione, rivelazione di segreti d'ufficio e accesso abusivo nella banca dati dello Sdi. A richiesta o spontaneamente forniva notizie su indagini in corso e in cambio riceveva vantaggi nel prestito a lungo termine di autovetture di grossa cilindrata oppure nell'acquisto di autovetture a prezzi assolutamente inferiori a quelli di mercato e qualche altro favore come la permanenza in alberghi. Le intercettazioni ci restituiscono l'immagine di un gruppo contiguo non solo con la mafia nissena ma anche catanese. In una conversazione telefonica, un componente della famiglia Luca parlando con un esponente mafioso catanese, nel manifestare tutta la sua rabbia per come era stata gestita una pratica, si lamentava e pretendeva il rispetto perché avrebbe fatto 'girare' tutta la mafia di Catania, dava cioè macchine in prestito per sfuggire ad eventuali intercettazioni". Durante l'operazione sono state eseguite diverse perquisizioni. Nell'abitazione di uno degli indagati, sono stati rinvenuti 56 mila euro in contanti e diversi assegni postdatati. In passato la famiglia Luca, dopo aver subìto un provvedimento di sequestro dei propri beni, denunciò di essere vittima del pizzo. L'operazione è stata condotta grazie ai tradizionali metodi investigativi e alle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia.