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Al via la Berlinale, c’è anche Tornatore

“La miglior offerta” è film fuori concorso. Ad aprire il festival The Grandmaster”, un tributo all’arte marziale del Kung Fu

BERLINO. Inizia a Berlino il 63° Festival internazionale del Cinema 2013. Dopo la brillante edizione del 2012 nella quale i fratelli Taviani conquistarono l’Orso d’Oro con il Cesare deve Morire, questa ci appare in tono minore perché - nella sostanza - priva di rappresentanza nella sezione competitiva.
La cinematografia italiana è comunque rappresentata con il film fuori concorso di Giuseppe Tornatore “La Miglior Offerta”, per cinema d’autore, e con tre altri film nella sezione speciale sul food, Kulinarisches Kino, con “Slow Food Story” di Stefano Sardo e narrante la storia dell'associazione Slow Food; con Couscous Island, di Francesco Amato e Stefano Scarafia, e infine con “Green Porno Season two”, realizzato da Isabella Rossellini e Jody Shapiro. Quasi un riscontro empirico dell’importanza del tema cibo e sostenibilità per l’Italia.
Sempre per l’Italia, nella sezione Generation ci sarà “Matilde”, un cortometraggio di Vito Palmieri e prodotto da Agfa/Fiadda (Associazione genitori con figli audiolesi) sul disagio della sordità letto attraverso la sensibilità di una bambina; mentre nella sezione Forum ci sarà “Materia Oscura”, un documentario verità di Martina Parenti e Massimo D’Anolfi girato in Sardegna sui danni fisici ed ambientali causati da test militari sugli armamenti. La giuria internazionale è formata per questa edizione 2013 da Wong Kar-Wai (Presidente), Tim Robbins, Susanne Bier, Andreas Dresen, Ellen Kuras, Shirin Neshat e Athina Rachel Tsangari.
Per il direttore della Berlinale, Dieter Kosslick, il 2013 è un festival con uno sguardo verso la politica internazionale, soprattutto all’Est europeo e l’Est del mondo. Inaugurazione con red carpet stasera alle 19.30 con la proiezione dell’ultimo capolavoro dello stesso presidente di giuria Wong Kar-Wai, anche per questo fuori concorso, “The Grandmaster”, un tributo all’arte marziale del Kung Fu e al maestro Ip Man, gran maestro del più che celebre Bruce Lee.

IL FILM D’APERTURA
Yi dai zong shi – The Grandmaster
Paese: Hongkong, China 201
Regia: Wong Kar Wai
Cast: Tony Leung, Zhang Ziyi, Chang Chen
E‘ il 1996 quando Wong Kar Wai, di passaggio danti a un’edicola in Argentina, da una copertina di un magazine realizza che Bruce Lee, a vent’anni dalla sua morte, è ancora un’icona globale.
Da quel momento ispiratore sino al rilascio ufficiale, avvenuto nel gennaio del 2013, ci sono voluti ben sei anni di progettazione e tre per la realizzazione.  Assistito dal coreografo Yuen Wo Ping, già stimato per il suo lavorio in Matrix, Kill Bill, Crouching Tiger, Hidden Dragon e altri, e dal terzetto Tony Leung, Zhang Ziyi e Chang Chen, il regista Kong Kar Wai costruisce un nuovo capitolo nei film di arti marziali. Le scene si rafforzano del dettaglio in un profondo allungamento del momento di contatto, rinnovando il genere nelle sue
fondamenta.
E’ la storia di due maestri di Kung Fu: lui sud della Cina, lei del nord. Le loro strade si incrociano nella sua città natale di Foshan, alla vigilia dell'invasione giapponese nel 1936. La Cina è in subbuglio e a un passo dalla separazione tra le due parti. La casa di piacere “il Padiglione d’Oro” è anche il luogo di ritrovo dove
convergono i migliori maestri di arti marziali della Cina e dove il vecchio Gran Maestro intende lasciare il posto ad un giovane successore. Per tale scelta è organizzata una sfida. Durante e dopo questa, onore, tradimento, ambizione e amore si avvicenderanno nella storia il cui arco temporale va dal 1911 sino al 1951, un poema epico nel quale la disciplina del Kung Fu è il fil-rouge della storia. Non dunque gretto e acrobatico combattimento marziale, ma un toccante racconto snodato sullo sfondo caotico della guerra e dell'occupazione.
Qui il disegno dei movimenti della nobile arte, il maestro è un artista, non un mero combattente, è la chiave di lettura degli eventi. Ip Man, interpretato dall’attore Tony Leung Chiu Wai, è solo apparentemente la figura centrale del film. Gong Er (la bellissima Zhang Ziyi, la si ricorderà in Memorie di una Geisha di Rob Marshall,
2005), figlia del maestro Gong Yutian, è il simbolo di uno stile di combattimento diverso, rivale, non allineato a quello di Ip. Tra i due l’inconciliabile modo di lettura della vita si trasformerà nel tema vero del film, il dramma scaturito dall’amore proibito, una differenza-ostacolo ad un sentimento più profondo.
Inizialmente di quattro ore, ridotto dopo sofferte imposizioni a 130 minuti, per la versione berlinese di oggi il film ha dovuto subire un successivo taglio sino a raggiungere i 120 minuti complessivi. L’anima dei personaggi, per questa ragione, esce indebolita da incomprensibili mancanze, maggiormente gravata dal fatto che la storia nel suo sviluppo non punta alla velocità.

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