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"Diario di un maniaco perbene", Giorgio Pasotti al cinema tra arte e voglia di conquiste femminili

ROMA. Una commedia "Leggera - leggera" con protagonista Lupo (Giorgio Pasotti), artista quarantenne impacciato con uno smisurato immaginario che non diventa mai azione. Una sorta di Forrest Gump diviso tra arte e voglia di conquiste femminili. Questa è la storia di "Diario di un maniaco perbene", opera prima di Michele Picchi nelle sale da giovedì, distribuita da Cydia in collaborazione con Mariposa. Il nostro protagonista, Lupo, è insomma preso dalle proprie manie e dalla sua curiosità naif sul mondo, che fanno si che si avvicini ad ogni categoria di donna da quella che si definisce «esperta di Hemingway e di Kamasutra, fino alla giovane suora che corteggia grazie alle sue conoscenze teologiche. "In questo Lupo - spiega Giorgio Pasotti - c'è qualcosa della mia passione per i personaggi stravaganti e con una fisicità anomala. Lo trovo un personaggio molto divertente, una sorta di Forrest Gump, ma di me c'è ben poco in questo personaggio. Forse solo le sue aspirazioni. Avrei voluto essere un pittore, ma sono negato nel disegno, e conoscere anche meglio le donne. Si può dire che con questo film ho fatto un po' di autoanalisi". Comunque il problema di Lupo è, come si vede nel film, che questo personaggio è come diviso tra voglia di distruzione e commedia. All'inizio del film lo troviamo che sta per impiccarsi: ma appena appende la corda a una trave del suo studio, cambia intenzione per l'arrivo di una telefonata che gli chiede consigli d'amore. E il dramma lascia così il posto alla commedia. Sembra il destino di questo strano personaggio un po' fumetto un po' Charlie Chaplin sia quello di dare consolazione a tutti, specie alla sua nipotina preferita. In realtà è solo apparentemente buono, perchè quello che vive lo sa analizzare con una certa freddezza e crudeltà, ma poi alla fine è troppo distratto per dare continuità alle sue intenzioni. Sul personaggio di Lupo il regista e sceneggiatore Michele Picchi dice invece "ci vedo tutto questo girare attorno al proprio mondo e alle proprie ossessioni, con una sua immaturità di fondo. Solo la nipotina può entrare nel suo mondo e fargli domande anche personali, che mettono in evidenza questo suo ritardo. La sua ribellione o il ritrovare qualcosa di se stesso nel finale lo fa uscire da questa sua adolescenza ritardata. Sono molto importanti i micro-gesti che compie, il suo guardare
la realtà senza entrarci dentro, dimenticando perfino di essere un pittore, che supera capendo cosa può fare con un pezzo di corda, a parte impiccarcisi".

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