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Tagli alla sanità, i sindaci nisseni sul piede di guerra

Parte dal «Basarocco» di Niscemi la battaglia dei primi cittadini dei comuni siciliani, i cui ospedali sono nella black list delle strutture sanitarie da chiudere

CALTANISSETTA. È partita dal Basarocco di Niscemi la protesta dei sindaci dei comuni siciliani, i cui ospedali sono inclusi nella black list delle strutture sanitarie da chiudere. Martedì sera numerosi capi di amministrazioni comunali dell'Isola si sono stretti attorno al primo cittadino niscemese, Francesco La Rosa, che da dieci giorni presidia l'ospedale suor Cecilia Basarocco, dove mancano da sempre medici, infermieri, asusiliari e attrezzature diagnostiche.

L'incontro è servito, oltre a dare una testimonianza di vicinanza e di solidarietà a La Rosa, a rilanciare un'azione di rivolta a livello regionale a difesa dell'assistenza sanitaria ospedaliera alle popolazioni di molti comuni, dove spesso i nosocomi sono incapaci di garantire gli standard minimi di sicurezza per i tagli a cui sono continuamente sottoposti.
"Questa - ha detto La Rosa - deve essere l'occasione per iniziare un percorso unitario di tutti i sindaci, finalizzato ad assicurare alle nostre popolazioni i servizi sanitari ospedalieri indispensabili per la tutela della salute". Nella riunione del Basarocco, è stata fissato un nuovo incontro più allargato per ieri sera a Leonforte, al quale La Rosa non ha fatto mancare la sua presenza nonostante l'ultimo malore che lo ha colpito durante il nono giorno dello sciopero della fame e che lo ha costretto al ricovero in corsia.

La Rosa ieri ha lasciato l'ospedale e ha raggiunto i colleghi sindaci riuniti a Leonforte, per esaminare la situazione sanitaria siciliana alla luce del recente decreto del governo regionale sulla rifunzionalizzazione della rete sanitaria ospedaliera in tutta l'isola, in cui è prevista la chiusura di diversi ospedali e il ridimensionamento dei servizi.

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