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"Buoni spesa falsificati", cadono le accuse per tre nisseni

CALTANISSETTA. È per avere clonato buoni spesa del Comune che i tre erano finiti nei guai. Perché nel momento in cui gli esercenti che lo avevano intascato hanno bussato a cassa al Comune, è saltato fuori il presunto imbroglio. Quello che ha finito per cacciare nei pasticci tre disoccupati che in primo grado sono stati condannati, ma adesso le accuse nei loro confronti sono cadute. Perché è trascorso troppo tempo. Così è arrivato, in qualche modo, il colpo di spugna a un ventaglio di reati che andavano dalla falsità materiale, alla contraffazione di sigillo e, ancora, falso in atto pubblico. Imputazioni che pendevano sul capo di Giuseppe Giannone, Raimondo Giannone e Vincenzo Trubia (difesi dall'avvocato Dino Milazzo) che esattamente un anno fa, al termine del primo processo, hanno rimediato . 6 mesi ciascuno. Ma adesso la corte d'Appello presieduta da Sergio Nicastro (consiglieri Miriam D'Amore e Giovanni Carlo Tomaselli) ha dichiarato prescritti i reati. Mentre la difesa ha chiesto l'assoluzione nel merito, asserendo che i tre hanno utilizzato quei buoni taroccati, ma non v'è prova che siano stati loro a realizzarli.

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