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"Non è tesoro di mafia": annullata confisca a un imprenditore di Vallelunga

In ballo un patrimonio di due milioni di euro, quasi tutto restituito all' imprenditore ad eccezione di un' agenzia di pompe funebri, un terreno e conti

CALTANISSETTA. Annullata, per la quasi totalità, la confisca di beni nei confronti di un imprenditore di Vallelunga. Che era stato ritenuto in odor di mafia sull' onda dell' inchiesta dei carabinieri contro le cosche del Vallone, ribattezzata «Deserto». Sotto l' albero di Natale ritrova il suo "tesoro". Già, perché il sessantanovenne Giuseppe Castiglione (assitito dall' avvocato Danilo Tipo) rientra in possesso di quasi tutti i suoi averi. Che insieme a suoi familiari s' era visto portare via. Per un patrimonio il cui valore era stato stimato in due milioni di euro.
Così nell'appello "bis" dopo che la Cassazione, nell'aprile di due anni fa, ha annullato il precedente verdetto di secondo grado ma disponendo l' invio degli atti alla corte d' Appello di Caltanissetta per rivedere la misura che aveva messo le mani su un paio d' imprese di pompe funebri, un allevamento, fabbricati, terreni, qualcosa come ventisei conti e sei auto.
Ora la corte d' Appello presieduta da Alberto Leone (consiglieri Miriam D' Amore e Giovanni Carlo Tomaselli), che ha pure annullato la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nei confronti dello stesso imprenditore, ha revocato la confisca di parecchi beni appartenenti allo stesso Castiglione, alla moglie ed ai suoi tre figli. E ne ha disposto la restituzione. Del lungo elenco di possedimenti riconsegnati fanno parte l' impresa individuale «Alessi Maria Teresa» di via Crispi, a Vallelunga, per l' allevamento di ovini e caprini ed i relativi beni aziendali; quattro automobili; terreni e fabbricati di contrada Baronia, sempre a Vallelunga; i due terzi di un terreno e fabbricati nella stessa zona; un fabbricato in via Perez; un'altra costruzione in via Manzoni; tre conti correnti tutti al banco di Sicilia Uni credit con differenti intestatari.
Restano sotto confisca un' agenzia di pompe funebri, un terreno altri conti correnti. Questo quanto deciso dalla Corte che ha parzialmente accolto l' appello proposto dall' avvocato Tipo, a favore di Castiglione e dei suoi familiari, contro il decreto emesso dal tribunale il 18 maggio del 2011.
Nell' aprile di cinque anni fa gli agenti della Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta avevano eseguito il sequestro disposto dallo stesso tribunale nisseno. Apponendo i sigilli ai beni dell' imprenditore, «Parpagliuni» il suo nomignolo, che gli inquirenti ritenevano legato al boss vallelunghese di Cosa nostra, «Piddu» Madonia.
I collaboratori di giustizia, in parti colare l' ex boss di Vallelunga Ciro Vara e l' ex capomafia di Caccamo, Nino Giuffrè detto «Manuzza», avevano affibbiato a Castiglione il ruolo di collettore degli introiti intascati dal clan Madonia attraverso il controllo delle estorsioni.
Ma dall'inchiesta antimafia «De serto», sulla cui scia è scattato cinque anni fa il sequestro di beni, lo stesso Castiglione ne è poi uscito con un pronunciamento assolutorio per associazione mafiosa, nonostante l' accusa ne avesse chiesto la condanna a dieci anni. Ora ha riottenuto buona parte dei beni.

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