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Armi a Gela, quattro condannati e tre assolti

GELA. Accuse ridimensionate nei confronti di sette imputati, tutti finiti al centro del blitz «Villaggio Aldisio». Il giudice dell’udienza preliminare Paolo Fiore, infatti, ha pronunciato condanne solo nei confronti di quattro di loro, assolti gli altri tre. Cinque anni, con il riconoscimento della recidiva, per Nunzio Di Noto; un anno e due mesi per Enzo Bruno Manfrè; un anno e dieci mesi per Ignazio Brivitello, con pena sospesa e non menzione; un anno e sei mesi, infine, per Rocco Terlati, con pena sospesa.

Assolti, invece, Luigi Di Noto, Nunzio Esposito Ferrara e Orazio Zeus Sola. Finirono tutti al centro di un’operazione condotta dagli agenti di polizia del commissariato e ribattezzata con la stessa denominazione del quartiere che avrebbe fatto da punto di riferimento per il gruppo, quello appunto di Villaggio Aldisio. I magistrati della procura ritennero di aver individuato una vera e propria organizzazione in grado di gestire un notevole quantitativo di armi.

Il gup Fiore, nel dispositivo letto in aula, ha invece escluso il reato associativo per tutti gli imputati che hanno optato per il rito abbreviato. Le richieste arrivate negli scorsi mesi dai magistrati della procura erano state più pesanti, per un totale di quasi vent’anni di carcere. In questo modo, è passata per gran parte la linea dei difensori degli imputati, gli avvocati Giacomo Ventura, Francesco Enia e Maria Elena Ventura. Già in fase d’indagine, i legali avevano subito escluso l’esistenza di un’organizzazione criminale.

L’assoluzione è arrivata per Luigi Di Noto, considerato uno dei vertici della presunta banda. Stesso verdetto pronunciato per Nunzio Esposito Ferrara e Orazio Zeus Sola. Per il primo, l’avvocato Francesco Enia ha fatto rilevare l’estraneità ai fatti contestati soprattutto rispetto alla detenzione di armi in un casolare di campagna; per il secondo, invece, l’avvocato Maria Elena Ventura ha fatto emergere come, già nel periodo del blitz, il suo assistito si trovasse all’estero per lavoro, trattandosi peraltro di un incensurato senza alcun precedente penale. La pena più pesante è stata decisa per Nunzio Di Noto. Sono caduti otto capi d’imputazione, come chiesto dal legale Francesco Enia, ma ne sono rimasti in piedi sei.

Tra le contestazioni cadute, anche quella di aver cercato di organizzare un giro d’armi insieme ad Enzo Bruno Manfrè. La condanna di quest’ultimo, invece, è arrivata in relazione ai presunti spari a Villaggio Aldisio che sarebbero serviti a testare una calibro 40. Accusa analoga per Ignazio Brivitello, ritenuto responsabile di detenzione di arma clandestina, testata più volte nella zona industriale di Brucazzi. Alla fine, accuse ridimensionate pure nei confronti di Rocco Terlati, al quale è stata concessa la sospensione condizionale della pena come chiesto dal legale Giacomo Ventura.

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