GELA. Condanne per oltre settanta anni di carcere sono state inflitte a sedici imputati, dal collegio presieduto dal giudice Paolo Fiore. Su ognuno di loro pende l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione e traffico di droga. Gli imputati erano stati arrestati nel corso dell’operazione “Tetragona” condotta dalla Dda di Caltanissetta e dagli agenti delle squadre mobili di Caltanissetta e Varese. Erano stati accertati collegamenti tra le consorterie mafiose locali e quelle della Lombardia e della Liguria. Si è concluso ieri il processo di primo grado scaturito dalla maxi inchiesta Tetragona.
A conclusione della lettura del dispositivo, dopo oltre tre ore di camera di consiglio, su sedici imputati, il collegio ne ha assolti soltanto cinque. Si tratta di Sebastiano Pelle, Nunzio Licata, Rosario Trubia, Pietro Caielli e Claudio Conti. L’accusa aveva chiesto loro, complessivamente, 44 anni di reclusione. Erano accusati di aver preso parte ad un vasto giro di droga, sia sulla tratta che conduce nella provincia di Varese che su quella calabrese. Il legale di Caielli e Conti, l’avvocato Danilo Tipo, aveva sottolineato le tante incongruenze nella ricostruzione fornita dai magistrati della Dda. Le condanne più pesanti, invece, sono state decise dal collegio presieduto dal giudice Fiore, affiancato dai magistrati Manuela Matta e Vincenzo Di Blasi, per Emanuele Monachella, Armando D’Arma, Salvatore Burgio e Aldo Pione.
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