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«Beni di mafia», chiesta confisca a presunto boss di Bompensiere

BOMPENSIERE. Beni in «odor di mafia» che vanno confiscati. Questo, per l’accusa, sarebbe il patrimonio del presunto boss di Bompensiere. Un tesoro stimato dalla Dia di Caltanissetta in qualcosa come due milioni di euro e di cui, ieri, il pubblico ministero Stefano Luciani ne ha chiesto la confisca. Ma non tutto. Lo stesso ”sostituto” ha proposto pure l’applicazione di 4 anni di sorveglianza speciale. Tutte richieste che pendono sul capo di Angelo Losardo (assistito dall’avvocato Danilo Tipo).

Ieri, mirando dritto al cuore della questione, la procura ha chiesto che il tribunale misure di prevenzione patrimoniali (presieduto da Antonio Balsamo) disponga la confisca dei beni che fanno capo alla famiglia Losardo.
In ballo vi sono quattro attività economiche - tra queste anche una macelleria ora chiusa - diciassette terreni, cinque fabbricati, tre mezzi e sette tra rapporti bancari, postali e assicurativi. Questo l’insieme che, secondo la Direzione investigativa antimafia nissena, tocca quota due milioni. I sigilli sono scattati nel febbraio di due anni addietro sull’onda di due indagini che hanno interessato lo stesso Losardo. La prima, la maxi inchiesta antimafia del lontano 1992, la storica «Leopardo», da cui però ne è uscito con il proscioglimento. L’altra in tempi assai più recenti.

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