SANTA CATERINA VILLARMOSA. «Fine pena mai». Senza più possibilità di replica. Senza più prova d’appello. La Cassazione ha blindato la condanna del ventinovenne di Santa Caterina, Calogero La Placa. Per lui l’ergastolo è divenuto definitivo. La Suprema Corte ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dall’imputato. Colpevole dell’efferato delitto della settantaquattrenne Maria Lo Vetere, anch’ella caterinese, prima violenta e poi uccisa in casa. In una notte di ordinaria follia - era la sera della Domenica delle Palme - tra il primo e il 2 aprile di tre anni fa. Quando il giovane, sotto l’effetto di un micidiale mix tra alcol e droga, ha fatto irruzione in casa dell’anziana con l’intenzione di rapinarla. «Ma non volevo ucciderla», s’è poi difeso.
E invece, nei minuti a seguire, tra quelle mura s’è consumata una tragedia. Sì, perché lei gli avrebbe mollato uno schiaffo nel momento in cui il ragazzo le ha strappato la catenina dal collo. Il giovane ha perso il controllo e, afferrato un bastone, ha colpito più volte la malcapitata finita sul pavimento in una pozza di sangue. In quei frangenti, sull’anziana, si sarebbe pure consumata la violenza sessuale. Ma lui, La Placa, ha sempre negato di avere abusato di lei. Ed la sola tra le imputazioni a carico del giovane che l’avvocato Antonio Impellizzeri, già in secondo grado, non ha appellato. Mentre anche dalla Suprema Corte, puntando sempre sull’aspetto umano, l’imputato sperava nella concessione delle attenuanti generiche nei suoi confronti. Il no degli «ermellini» gli ha chiuso per sempre le porte in faccia.
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