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Non era un boss di Cosa nostra, assolto Allegro

«Il fatto non sussiste» è la motivazione con cui l’imprenditore è stato assolto, mentre l’accusa aveva chiesto per lui la pena a 15 anni

Non è nè un boss, nè un uomo delle cosche. Lui che era stato sospettato non solo di essere un appartenente a Cosa nostra agrigentina ma, addirittura, di essere tra gli orditori di un ottavo mandamento mafioso. Ma le accuse a suo carico si sono sciolte come neve al sole.

Assolto il cinquantaduenne imprenditore nisseno, Ettore Allegro (difeso dall’avvocato Massimiliano Bellini) titolare di una società di noleggio di videogiochi. Tra le pieghe dell’inchiesta «Nuova cupola» è stato accusato di associazione mafiosa. Ma la seconda sezione del tribunale di Agrigento, presieduto da Luisa Turco (a latere Francesco Paolo Pizzo ed Ermelinda Marfia), accogliendo la tesi difensiva lo ha assolto con formula piena: «Il fatto non sussiste». A fronte di una pesante richiesta di condanna che pendeva sul suo capo: il pm della «Dda» di Palermo, Emanuele Ravaglioli, ha sollecitato la condanna di Allegro a 15 anni di reclusione perché ritenuto «tra i promotori dell’associazione», ha sostenuto l’accusa. Il nisseno è tra i quattro usciti indenni dal procedimento, mentre altri cinque imputati sono stati condannati a pene che oscillano da un minimo di nove anni a un massimo di quattordici.

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