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Gela, l'allarme Flai-Cgil: "Retribuzioni ridotte a metà in campagna"

GELA. «Siamo allo schiavismo puro e semplice. Nelle campagne della città, le retribuzioni per i lavoratori si sono ridotte della metà. C’è chi lavora per meno di trenta euro al giorno». La denuncia arriva direttamente dal segretario provinciale della Flai Cgil Pino Pardo. «Il paradosso – spiega ancora il sindacalista – è ben chiaro. Nelle buste paga, vengono conteggiate tutte le voci previste dai contratti nazionali. Ci sono anche i famosi ottanta euro del governo Renzi. Peccato, però, che i lavoratori ricevano somme totalmente differenti. Guadagnano molto di meno».

Un fenomeno che prende sempre più piede tra le aziende agricole e tra i campi della Piana di Gela e, più in generale, della fascia trasformata. Dai dati ufficiali, resi noti negli ultimi giorni, emergono altre ombre. Sono 7.900 gli operatori del settore registrati all’anagrafe provinciale. Circa 1.800 lavorano nell’area di Gela. «Si tratta solo di una minima parte, quella regolare – ammette Pardo – ci sono decine di braccianti a nero che non vengono inseriti nell’anagrafe. È cresciuta a dismisura la presenza di cittadini dell’est europeo, soprattutto romeni.

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