CALTANISSETTA. Non v’è stata nessuna responsabilità del servizio 118 di Caltanissetta per la tragedia costata la vita di una puerpera e del suo bebè che sarebbe già stato morto in pancia. Nessuna ombra sull'operato - secondo una prima tesi accusatoria macchiato da ritardi e disservizi - che piuttosto è risultato regolare. Nel concreto s'è tradotto nell'archiviazione dell'inchiesta a carico del responsabile dello stesso servizio, Elio Barnabà (assistito dall'avvocato Raffaele Palermo). Il cui nome era finito al centro di un dossier della procura ennese per una sorta di presunta responsabilità oggettiva. In virtù del suo ruolo di massimo responsabile del 118. L'indagine - chiusa per lui ma non per due ginecologi, un anestesista, due ostetrici - è legata al decesso della quarantenne di Gangi, Antonina Seminara dopo un taglio cesareo. Un sospetto caso di malasanità che nell'estate di due anni fa ha sollevato un polverone giudiziario, dando poi vita ad un fascicolo della magistratura che ha ipotizzato a carico di sei professionisti della sanità i reati, a vario titolo, di omicidio colposo e aborto colposo. Ma se per gli altri è un capitolo aperto, per Barnabà, invece, no.
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