RESUTTANO. Quel fucile che nascondeva tra la paglia, in un fienile, sarebbe stato destinato a sparare contro un sottufficiale dei carabinieri. È un intreccio di fatti e d'inchieste. Ma la prima, in ordine di tempo, e che poi ha consentito a militari e magistrati di scoprire il presunto piano per attentare al comandante della stazione dei carabinieri di Resuttano, è proprio legata al ritrovamento di quell'arma.
La stessa per cui adesso il pensionato settantaquatreenne di Resuttano, Salvatore Di Prima, s'è visto piovere sul groppone una condanna definitiva. Passando dal primo procedimento con il rito della direttissima - celebrato dinanzi il giudice di Termini Imerese competente per una questione territoriale - fino alla Cassazione che il 16 giugno scorso ha cristallizzato l'affermazione di responsabilità nei suoi confronti.
E con essa la pena a 2 anni e 4 mesi di reclusione per i reati di ricettazione continuata e detenzione abusiva di armi. Con l'ordine di esecuzione penale, eseguito dagli stessi militari, il pensionato ha beneficiato degli arresti domiciliari. Regime a cui si trovava già sottoposto in carcerazione preventiva.
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