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«Non era un boss di Cosa nostra»: assoluzione definitiva per Allegro

CALTANISSETTA. Che non sia stato né un boss, né un uomo delle cosche è ormai un dato certo. Sì perché il precedente verdetto assolutorio è divenuto definitivo. La procura non lo ha impugnato così da cristallizzarlo. L’ombra del sospetto è stata definitivamente scacciata dal cinquantaduenne imprenditore nisseno, Ettore Allegro (difeso dall'avvocato Massimiliano Bellini). Lui, titolare di una società di noleggio di videogiochi, con altri quarantanove indagati era finito nel vortice dell’inchiesta antimafia ribattezzata «Nuova Cupola», della Dda di Palermo.

E a lui è stata contestata l’ipotesi, assai pesante, di associazione mafiosa. Ma il tribunale del riesame ha poi annullato il provvedimento cautelare e la Cassazione ha rigettato il successivo ricorso della procura di Palermo. Ma una settimana dopo la decisione del tribunale, a carico di Allegro è stato emesso un nuovo provvedimento cautelare, pure questo poi annullato.
Secondo la tesi dei magistrati, l’imprenditore nisseno avrebbe avuto rapporti con il boss di Palma di Montechiaro, Francesco Ribisi e un altro presunto esponente di Cosa nostra agrigentina, Giovanni Tarallo.

 

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