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Strumenti di bordo truccati su Tir, due imprenditori a giudizio

Estorsione aggravata e lesioni gravissime le contestazioni: avrebbero costretto loro camionisti a taroccare i cronotachigrafi

CALTANISSETTA. Un comunissimo magnete sarebbe stato in grado di truccare la strumentazione di bordo. Così da fare risultare meno ore di guida di quanto, in realtà, i loro autotrasportatori ne avessero effettuato. Questo lo stratagemma che avrebbero costretto a fare usare ai loro camionisti per eludere i controlli. Ma le denunce di due dipendenti, alla fine, hanno scoperchiato il pentolone.

Tirando fuori il presunto marciume che la polizia stradale, tra le pieghe dell'inchiesta «Calamita», ha ritenuto di avere scovato.
E ieri sul banco degli imputati sono stati chiamati proprio i vertici della società internazionale di trasporti, che avrebbe utilizzato quel trucchetto per dribblare i controlli. Sono Angelo Calì e Calogero Lombardo (difesi dall’avvocato Rosario Di Proietto) suocero e genero, rispettivamente presidente e componente del consiglio d’amministrazione della «Ciam», l’azienda finita nella bufera nel giugno di tre anni fa sull’onda di un’operazione della polizia stradale. Dossier dal nome in codice, non a caso, «Calamità».
I due ieri sono comparsi al cospetto del tribunale presieduto da Antonio Napoli (a latere Claudio Emanuele Bencivinni e Alex Costanza). A loro il pubblico ministero Santo Distefano ha contestato le ipotesi di estorsione aggravata e lesioni gravissime.

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