CALTANISSETTA. È da quelle presunte minacce di morte che avrebbe poi preso le mosse la sparatoria di viale Trieste. Quando quell’angolo di città - era la mattina dell’8 settembre di tre anni addietro - è stato teatro di minuti di terrore. Con un uomo armato a fare fuoco contro altri.
E i bersagli di allora sarebbero gli stessi, secondo la tesi accusatoria, che nei giorni precedenti lo avrebbero chiamato al telefono per intimorirlo. Questo lo scenario che ha fatto scattare un procedimento a carico di tre imputati, il quarantunenne Michele G. (assistito dagli avvocati Boris Pastorello ed Alberto Salpietro), il trentottenne Alfonso R. (assistito dall'avvocato Michele Russotto) e il trentaseienne Fabio R. (difeso dall’avvocato Giovanni Di Giovanni) che saranno processati dal giudice Simone Petralia per rispondere di molestie telefoniche e minacce continuate e in concorso. Che si sarebbero consumate ai danni di un autista sessantenne che, poi, si sarebbe trasformato nello sparatore di viale Triste. Ferendo pure i tre ora in giudizio.
È un intreccio di situazioni quello che approda in aula. Le prime, in ordine di tempo, sarebbero proprio le sospette minacce. Eloquenti quelle che l’autista avrebbe ricevuto al telefono con frasi del tipo: «domani ti vengo ad ammazzare» o «ti sparo alle gambe» e altre ancora di questo tenore. Così il clima si sarebbe arroventato e tra timore ed esasperazione quello che poi doveva essere una sorta di chiarimento, giorni dopo s’è trasformata in sparatoria. Ma questo è un aspetto già passato attraverso un primo procedimento. Ora, a ruoli inversi sono i tre ad essere chiamati in giudizio per rispondere di minacce e molestie.
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