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Muos, la Cassazione conferma il sequestro del sistema radar

ROMA. È «certamente sussistente quantomeno per la prosecuzione dei lavori in epoca successiva all'annullamento del provvedimento di revoca delle revoche» la consumazione a livello indiziario del reato di abuso edilizio nella realizzazione di infrastrutture militari costituenti il sistema radar Usa 'Muos' in Sicilia. Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi di conferma del sequestro del 'Muos' che, rileva il verdetto, è stato disposto con finalità di salvaguardia dell'ambiente e della salute degli abitanti.

Ad avviso della Cassazione, non ha meritato accoglimento la tesi dell'Avvocatura dello Stato che, per conto del Ministero della Difesa, chiedeva l'annullamento della conferma del sequestro del 'Muos'. Secondo l'avvocatura erariale, «il Consiglio di giustizia amministrativa per la
Regione Siciliana ha sostanzialmente sancito le piena regolarità urbanistica dell'opera e la validità dell'autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla Soprintendenza ai beni culturali e ambientali di Caltanissetta e del nulla-osta dell'Azienda Regionale Foreste, residuando solo accertamenti su eventuali pericoli per la salute umana».

Nella sua memoria difensiva, l'Avvocatura dello Stato ha insistito nel dire che i rischi per la salute degli abitanti sono «del tutto estranei alle esigenze cautelari perseguite con il decreto di sequestro che esulano dalla contestazione provvisoria».

La Cassazione ha replicato che la sentenza amministrativa «non solo non ha affermato la illegittimità dei provvedimenti di revoca delle revoche, ma ha disposto ulteriori accertamenti sui pericoli per la salute dell'uomo nell'insediamento in questione». «Pericoli che - prosegue la sentenza 9950 della Terza sezione penale relativa all'udienza svoltasi lo scorso 21 gennaio - non sono certamente estranei ai valori tutelati dalle norme in materia paesaggistica e ambientale».

«Va ricordato al riguardo - concludono gli 'ermellini" - che l'ambiente non costituisce solo un valore estetico da salvaguardare nella sua staticità, ma luogo nel quale l'uomo esprime la propria personalità individuale e sociale senza pregiudizio per la salute, elevata a diritto fondamentale dell'individuo ed interesse della collettività». Con questa decisione la Suprema Corte ha confermato l'ordinanza con la quale il Tribunale della libertà di Catania, lo scorso 27 aprile 2015, aveva confermato il sequestro del 'Muos' (Mobile User Objective System).

Un dirigente della Regione Siciliana e sei imprenditori saranno processati, il prossimo 20 maggio, davanti al Tribunale monocratico di Caltagirone per abusivismo edilizio e violazione della legge ambientale per la costruzione a Niscemi (Caltanissetta) del Muos, il sistema di telecomunicazione militare Usa. Lo ha disposto il procuratore Giuseppe Verzera che firmato un decreto di citazione diretta a giudizio. Dal fascicolo è stata stralciata la posizione di un cittadino statunitense, non un militare, ma un civile, Mark Gelsinger, la cui posizione dell'autorità giudiziaria statunitense.

Gli imputati sono l'ex dirigente dell'assessorato regionale Territorio e ambiente Giovanni Arnone, il presidente della «Gemmo Spa» Mauro Gemmo, e Adriana Parisi, responsabile della «Lageco», società che hanno costituito l'Ati 'Team Muos Niscemi" vincitrice della gara del 26 aprile 2007; il direttore dei lavori Giuseppe Leonardi; e i titolari di tre imprese che hanno lavorato in subappalto: Concetta Valenti della «Calcestruzzi Piazza Srl», Carmelo Puglisi, della «Pb Costruzioni» e Maria Rita Condorelli, della «Cr Impianti srl».

Secondo l'accusa, sostenuta dal procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera, avrebbero realizzato l'impianto «senza la prescritta autorizzazione, assunta legittimamente o in difformità da essa». Ed avrebbero «eseguito e facevano eseguire i lavori per la realizzazione del Muos, insistenti su beni paesagistici, all'interno della riserva orientata denominata Sughereta di Niscemi, in zona A, di inedificabilità assoluta, in un sito di interesse comunitario».

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