CALTANISSETTA. «Della pericolosità del sito erano ben consci i funzionari comunali atteso che Giuseppe Bologna la mattina antecedente al crollo vi si era recato non come privato cittadino, come sostenuto dalla difesa, ma in orario di servizio e con l' auto messa a disposizione dal Comune per raccogliere rilievi fotografici relativi allo stesso dissesto in cui versava la zona e da inviare a Palermo per le procedure relative allo stato di calamità: detta circostanza lascia desumere la consapevolezza dei funzionari comunali dell' effettiva condizione di cedimento».
È un passaggio delle motivazioni, racchiuse in cento pagine, alla base della sentenza per la frana assassina di via Gori con la quale il 10 giugno scorso sono state inflitte tre condanne per omicidio colposo plurimo e disastro colposo.
Con la pena a 3 anni e 2 mesi al direttore dei lavori, Vincenzo Nucera (assistito dagli avvocati Giacomo Vitello e Vincenzo Lo Presti) e 2 anni e 2 mesi ciascuno l'allora dirigente del Servizio tecnico del Comune, Armando Amico (difeso dall'avvocato Michele Micalizzi) e il funzionario dell'Ufficio tecnico comunale, Giuseppe Bologna (difeso dall'avvocato Sergio Iacona). Le vittime sono Santo Notarrigo e Felice Baldi travolti, il 28 gennaio 2009, da una valanga di fango e detriti mentre lavora vano a un muro di cinta improvvisamente crollato.
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