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Delitto Tabbì a Riesi, Bartoli chiede i domiciliari

Francesco Tabbì

RIESI. La procura di Caltanissetta vuole che resti in cella. Niente sconti - che nel concreto si tradurrebbe nella scarcerazione - per uno dei due autori del delitto di Riesi. Rei confessi.

Al cospetto del tribunale del riesame di Caltanissetta, che s’è riservato sulla decisione, s'è discussa ieri la posizione dell’operaio trentaseienne di Riesi, Angelo Bartoli (difeso dagli avvocati Giovanni Maggio e Michele Ambra) accusato insieme al cognato, il ventottenne di Riesi, Rocco Tabbì (difeso dall’avvocato Sergio Iacona), di avere ucciso il padre di quest'ultimo, il cinquantasettenne agricoltore riesino Francesco Tabbì, ucciso il 10 dicembre scorso a colpi di pistola e fucile nell’azienda agricola di famiglia di contrada Margio.

Ieri, Bartoli, attraverso i suoi legali ha chiesto ai giudici la revoca della custodia cautelare in carcere - provvedimento che il gip ha disposto dopo avere convalidato gli originari fermi - in cambio di una misura meno afflittiva. Che, nel caso specifico, si dovrebbe tradurre negli arresti domiciliari.

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