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Procedimento contro Eni Gela tra ricusazioni, errori e polemiche

GELA. Ricusazioni, eccezioni preliminari e presunti errori formali, stanno rallentando il percorso del procedimento penale per «disastro ambientale innominato» a carico di 22 persone, tra dirigenti e tecnici dell'Eni, e della società «Raffineria di Gela srl», comparse oggi davanti al Gup, Paolo Fiore, su richiesta di rinvio a giudizio del pm, Monia Di Marco.  La precedente sessione era stata sospesa, a gennaio, per la ricusazione del giudice Fiore, in quanto in passato si sarebbe già pronunciato su uno degli episodi di inquinamento contestati nell'attuale procedimento.

La corte di appello di Caltanissetta ha però respinto la richiesta. E ieri, il collegio di difesa ha fatto ricorso ad altre eccezione di nullità dei decreti di chiusura delle indagini e di successiva notifica ai 22 indagati per presunte irregolarità procedurali. L'udienza è stata perciò sospesa dal gup, che si è riservato di decidere, rinviando ogni giudizio al prossimo 12 aprile. Se il magistrato dovesse accogliere la richiesta degli avvocati, gli atti torneranno alla procura del tribunale di Gela.

Resta ancora da esaminare ed eventualmente accogliere la costituzione di parte civile di un centinaio di soggetti tra ministero dell'ambiente, Regione Sicilia, Comune di Gela, associazioni ambientaliste, i lavoratori aderenti all'osservatorio sull'amianto, Ona, e alcuni degli agricoltori danneggiati. Per i 10 anni presi a campione dagli inquirenti sono stati eseguiti due incidenti probatori allo scopo di accertare i danni prodotti alle colture dall'inquinamento nei terreni ricadenti nelle aree limitrofe al polo industriale, con grave pericolo per la collettività.

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