CALTANISSETTA. Due ore o poco più per ripercorrere in aula, dinanzi ai magistrati, sempre a porte rigorosamente chiuse, la storia choc della figlia. Mentre loro, i sospetti carcerieri che per cinque giorni avrebbero tenuto prigioniera in casa la studentessa, drogata e violentata, costringendola pure a prostituirsi con altri stranieri – questa è la tesi dell’accusa – hanno scelto la via del silenzio. Al cospetto dell’Assise ieri hanno scelto di non rispondere. Di non sottoporsi ad esame. Come nella loro facoltà. Strategia difensiva che è stata adottata ieri dal il trentacinquenne Cross Agbai, il quarantenne Lawrence Ko Oboh, il trentaduenne Majesty Wibo, il ventottenne Amaize Twhoi Ojeomkhhi e il ventiquattrenne Lucky Okosodo, (difesi dagli avvocati Giovanni Bellino, Michele Caruso e Mauro Lombardo).