GELA. Sono passati quasi 25 anni dal giorno in cui a Gela, la mafia assassinò Gaetano Giordano. Era il 10 novembre del 1992. Giordano venne ammazzato sotto la sua abitazione, in via Verga mentre il figlio Massimo, all’epoca poco più che ventenne, rimase ferito.
Ucciso non solo perché si era rifiutato di pagare il pizzo, ma per dare un esempio anche a tutti gli altri commercianti che osavano ribellarsi al racket. Il nome di Giordano venne estratto a sorte dai suoi carnefici. «Provai stupore, sconcerto, quando appresi che si potesse giocare con la vita di una persona con un’estrazione. È una cosa che ancora oggi mi turba».
A parlare, a 25 anni di distanza, è Franca Evangelista, moglie di Gaetano Giordano. Lei, genovese, arrivò a Gela nella metà degli anni Sessanta e mise radici nel profondo sud proprio per amore.
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