"La mia carriera in magistratura nasce nel 1981. Ho avuto maestri come Rocco Chinnici, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Sono stata destinata a Trapani e mi sono occupata fin da subito di misure di prevenzione. Eravamo in piena guerra di mafia ed era il momento in cui si era capito che l'aggressione ai patrimoni era un'arma nella lotta alla mafia".
Così l'ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo Silvana Saguto ha iniziato il suo esame, condotto dalla difesa, nel processo che la vede imputata davanti al Tribunale di Caltanissetta per presunte irregolarità nella gestione dell'ufficio. Silvana Saguto ha riassunto la sua carriera in magistratura, dal ritorno a Palermo nel 1987 ai processi che ha trattato come il Maxiprocesso quater e il processo Mattarella.
"Un mese dopo l'inizio del processo Mattarella - ha ricordato Saguto - ci fu la strage di Capaci e poi l'attentato a Borsellino. Da quel momento la mia vita è cambiata, perché avevo una tutela blanda e mi fu assegnata la scorta. Uno dei capi di imputazione riguarda la divulgazione di un attentato che la mafia doveva farmi per far vedere che io ero una persona a rischio. Io sono una persona a rischio e diversi fatti non li ho neanche denunciati".
"La mia designazione come presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo - ha poi sottolineato l'imputata - fu votata all'unanimità dal Csm e nell'assegnare la sezione il presidente del Tribunale Guarnotta sottolineò le mie qualità". Il suo legale, l'avvocato Ninni Reina, ha chiesto alla giudice di fornire chiarimenti su presunte "sponsorizzazioni" riguardanti la sua nomina a presidente di sezione, in particolare da parte del giudice Tommaso Virga.
"Virga - ha risposto Saguto - non era consigliere superiore della magistratura quando venni nominata. Non lo conoscevo se non di vista e addirittura lo chiamavo Antonio perché stava sempre con il giudice Antonio Novara, tant'è che lui si arrabbiava. Non avrei mai potuto fare una cosa del genere, non era nemmeno una figura importante nella corrente di MI di cui facevo parte. Ricordo che il dottore Petralia mi chiese 'ma chi ti porta?' E mi fece arrabbiare moltissimo. Io ritenevo di essere una delle persone più qualificate in Italia per ricoprire quel posto e ho detto che avrei fatto valere i miei titoli. Si parlava anche di un tale onorevole Fallica che voleva la mia nomina, io non so nemmeno chi sia".
Sulle nomine degli amministratori giudiziari l'ex presidente della sezione misure di prevenzione ha spiegato: "Credo che tutti noi nominiamo periti e consulenti sulla base della fiducia, non sulla base di un elenco. Un giornalista mi chiese se non ci fosse un criterio più oggettivo, risposi che se lo conosceva me lo poteva suggerire e ne saremmo stati tutti più contenti".
Poi rivela: "L'altra sera ho ritrovato per caso l'agenda in cui mettevo i biglietti che ricevevo ogni giorno. Mi venivano segnalati gli amministratori giudiziari da nominare. Anche da parte di colleghi magistrati, nomi di persone da nominare come amministratori giudiziari. Consegnerò l'agenda al Tribunale". E ancora: "Ma c'erano anche avvocati che mi facevano segnalazioni - ha precisato Silvana Saguto - io chiedevo soltanto che fossero persone qualificate, di fiducia".
"Maniaci? È una persona di cui non avevo considerazione - ha detto rispondendo a domande del suo difensore, l'avvocato Ninni Reina - era uno che andava alla ricerca di piccoli scandali, ma forse fu sottovalutato il potere mediatico che hanno questi soggetti. Sono andati appresso alle sue farneticazioni".
"Da quando sono tornata alla sezione Misure di prevenzione al Tribunale di Palermo c'è stato un aumento del 400 per cento delle misure. Non lo dico io, ma il ministero: noi amministravamo il 45 per cento delle misure di prevenzione di tutta Italia - continua la Saguto - Il mio lavoro alla sezione Misure di prevenzione di Palermo - ha sottolineato Silvana Saguto rispondendo alle domande del suo legale, l'avvocato Ninni Reina - era riconosciuti da più parti, anche dall'allora Commissione nazionale antimafia. La Presidente Rosy Bindi più volte ha elogiato pubblicamente la mia attività sul fronte dei sequestri dei beni".
Sulla posizione di suo marito, che è a processo anche lui, ha affermato di "non saperne niente", perché, ha spiegato, "lui lavorava in altri Tribunali, era nominato da altri giudici". E ha aggiunto che nel settore dei beni sequestrati "lavoravano anche familiari di miei colleghi". E ha sostenuto che "il marito" di una sua collega "aveva più incarichi".
"Non ho mai ricevuto somme di denaro dall'avvocato Gaetano Cappellano Seminara. È vero che il 30 giugno 2015, intorno alle 22, è salito a casa mia, ma soltanto per farmi firmare delle carte perché c'era un'urgenza legata al nostro lavoro. È stato rimarcato il fatto che era venuto con un trolley, ma francamente per 20mila euro non serve un trolley..", dichiara Silvana Saguto nel descrivere i rapporti con il legale, anche lui imputato a Caltanissetta. "Gaetano Cappellano Seminara era il più quotato - ha spiegato motivando la sua scelta - perché, al di là delle sue doti, all'interno del suo studio aveva figure professionali come ingegneri, contabili, architetti e agronomi. Sapeva anche gestire diversi tipi di situazioni, come nel caso di un'impresa che impiegava 430 portuali, comprese persone che avevano familiari vicini a famiglie mafiose. Cappellano certamente non si azzuffava con i portuali, ma nemmeno li faceva comandare. Era anche bravo a trovare le commesse - ha aggiunto - perché se le navi non attraccavano a Palermo questi non lavoravano. C'erano anche i sindacalisti con cui parlare, che arrivavano sempre dopo che i mafiosi uscivano dalle aziende, mai prima".
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