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San Cataldo, maestra sospesa dal servizio respinge le accuse: "Usati toni forti e nulla più"

È stata una difesa su tutti i fronti. Ribattendo, punto su punto, quelle contestazioni che la vorrebbero come una maestra dai metodi troppo brutali, ben oltre il limite della severità. Tanto da fare scattare la sua sospensione dal servizio, facendo finire il suo nome nel registro delle notizie di reato per maltrattamenti aggravati a suoi alunni.

Così, ieri la cinquantanovenne di San Cataldo (assistita dagli avvocati Renata Accardi e Luigi Cuba) insegnante della scuola "San Giuseppe" di San Cataldo comparsa ieri pomeriggio dinanzi il gip Grazia Luparello per l'interrogatorio di garanzia.

La maestra, rispondendo per un'ora e mezza alle domande dei magistrati, ha sostanzialmente sostenuto "che il comportamento - il suo - è stato equivocato… magari toni forti, ma nulla più". Tutto, per la difesa, rientrerebbe in quell'ottica che la vedrebbe come "una maestra molto esigente e che tiene alla disciplina".

Quelli che le vengono contestati sono maltrattamenti non fisici. È con parole e atteggiamenti eccessivamente duri che, piuttosto, avrebbe - per l'accusa - minacciato, insultato e umiliato i piccoli.

Con frasi del tipo "guardati allo specchio e puoi dire che fai schifo" o "se un fannullone e non farai mai niente nella vita" o, ancora, "sei una scimmia". E tra le pieghe delle intercettazioni sarebbe emerso che dopo avere rimproverato aspramente un alunno lo avrebbe poi ammonito con una espressione come "non dirlo a casa o la paghi".

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