Sono cinque i temi chiave che hanno indotto il governo a sciogliere il consiglio comunale di San Cataldo per «ingerenze della criminalità organizzata all’interno dell’ente». Un documento, di trenta pagine, in cui la commissione prefettizia di Caltanissetta ha evidenziato anomalie nella redazione delle liste elettorali della competizione del 24 maggio del 2014, nei servizi della raccolta dei rifiuti e dei servizi cimiteriali, nella gestione delle case popolari e nella riscossione delle tasse.
Aspetti cruciali anche sul fronte finanziario dell’ente per cui è stato dichiarato il dissesto finanziario. Sono indicati «univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata e su forme di condizionamenti».
L’indagine prefettizia è scaturita qualche mese dopo l’inchiesta antimafia «Pandora» sul connubio tra imprenditoria, criminalità organizzata e burocrati dell’ente.
Il blitz dei carabinieri, coordinati dalla Dda di Caltanissetta, ha fatto emergere come le organizzazioni criminali abbiano esteso la propria ingerenza negli appalti pubblici e nel lucroso settore dello smaltimento dei rifiuti. E’ emerso anche che dietro l’affidamento diretto di alcuni servizi e lavori comunali vi sarebbero state non già ragioni di urgenza, bensì una «programmata volontà» di avvantaggiare le imprese affidatarie con il conseguimento di utilità da parte di dipendenti infedeli, anche con la stipula di subcontratti con ditte riconducibili a loro familiari.
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