Oltre ottantaquattro anni di galera in totale. Queste, nei "numeri", le richieste che la procura ha avanzato nei confronti di otto tra i coinvolti nel blitz su mafia e appalti ribattezzato "Pandora".
Indagine che nella sua complessità ha coinvolto anche un sottufficiale dei carabinieri, ex dirigenti pubblici, funzionari e professionisti le cui posizioni sono state stralciate. Ma gli otto attuali imputati, tutti di San Cataldo, hanno chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato. E nei loro confronti, ieri mattina, sono arrivate le richieste della procura.
La più severa - seguendo un ordine per entità - a carico del cinquantottenne Gioacchino Chitè, del quarantacinquenne Massimo Scalzo, (difesi dagli avvocati Gianluca Amico e Salvatore Baglio) e del cinquantatreenne Luigi Vivacqua (difeso dall'avvocato Sergio Iacona) con 12 anni ciascuno di carcere e 10 mila euro di multa; per il presunto esponente di spicco di Cosa nostra sancataldese, il cinquantenne Calogero Maurizio Di Vita (assistito dall'avvocato Dino Milazzo) e il quarantatreenne Alessandro Scalzo (difeso dall'avvocato Calogero Vinci) sono stati sollecitati 10 anni e 8 mesi ciascuno oltre a 10 mila euro di multa; il ventottenne Salvatore "Maratina" Raimondi (difeso dall'avvocato Giuseppe Dacquì) e il ventottenne Ivan Cristian Callari (difeso dagli avvocati Angelo ed Ennio També) rischiano 8 anni e 8 mesi a testa oltre a 6 mila euro di multa; chiude il quadro il trentanovenne Angelo Giumento (assistito dall'avvocato Giuseppe Dacquì) per il quale sono stati proposti 6 anni e 8 mesi di reclusione oltre a 6 mila euro di multa.
Questo, al termine della sua requisitoria il quadro che il pm della Dda nissena, Pasquale Pacifico, ha prospettato ieri al gup David Salvucci che sta processando i sette imputati con il rito abbreviato.
Per le loro le accuse, a vario titolo, sono di mafia, concorso esterno in associazione mafiosa e più episodi di estorsione aggravata.
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