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Processo Saguto, l'ex prefetto di Palermo: "Mi chiese i nomi di amministratori affidabili"

Silvana Saguto

"Ho conosciuto Silvana Saguto perché mi occupavo della sua sicurezza, visto che si trattava di un soggetto ad alto rischio essendo emerso dalle indagini un progetto di attentato nei suoi confronti. I rapporti tra noi, nati appunto in quella circostanza, poi si intensificarono".

Lo ha detto l'ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, imputata nel processo sul cosiddetto "Sistema Saguto", in corso davanti al tribunale di Caltanissetta. Il processo ruota attorno alla gestione illecita della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo durante la presidenza di Silvana Saguto, magistrato accusato di corruzione e radiato dalla magistratura proprio a seguito dell'inchiesta.

Il prefetto Cannizzo, difesa dagli avvocati Giuseppe Dacquì e Carmelo Peluso, questa mattina si è presentata in udienza per rendere dichiarazioni spontanee. "La Saguto - ha proseguito - chiese, fra i tanti rappresentati istituzionali, anche a me, se avevo qualche soggetto affidabile e di provata onestà da indicare per eventuali incarichi nelle varie amministrazioni giudiziarie e questo per evitare che soggetti inaffidabili potessero inserirsi nel circuito della gestione dei beni confiscati. E fu così che in una circostanza fu indicato il nome di Richard Scamacca".

Scammacca era nipote dell'ex prefetto di Messina Stefano Scammacca. "Non ho mai avuto contatti con Scimeca, amministratore giudiziario, al quale la Saguto si rivolse per valutare l'incarico a Scamacca che comunque non fu mai nominato", ha aggiunto. Sono quindici gli imputati nel processo. Sotto accusa, a vario titolo per corruzione, falso e abuso d'ufficio, oltre a Silvana Saguto, il padre del magistrato, Vittorio Saguto, il marito Lorenzo Caramma e il figlio Emanuele, gli amministratori giudiziari Gaetano Cappellano Seminara, Walter Virga, Aulo Gigante e Nicola Santangelo, il colonnello della Dia Rosolino Nasca, i docenti universitari Roberto Di Maria e Carmelo Provenzano, la moglie e la collaboratrice di Provenzano, Maria Ingrao e Calogera Manta, l'ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, l'ex giudice della sezione misure di prevenzione Lorenzo Chiaramonte.

Secondo l'accusa, la ex presidente avrebbe gestito in modo clientelare le assegnazioni degli incarichi di amministratori giudiziari dando gli incarichi a persone del suo "cerchio magico" che, in cambio, le avrebbero fatto regali e favori. (ANSA).

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