Colpo di spugna a un ergastolo, per il resto tutto resta immutato. A cominciare dal carcere a vita per i boss di Riesi. È lo scenario tracciato nel quarto processo, al termine di questo appello «bis», per il delitto del riesino Michele Fantauzza, vittima ventuno anni fa della lupara bianca.
Uno dei delitti finiti al centro della maxi inchiesta «Venerdì nero». «Fine pena mai», in continuazione con le precedenti condanne all'ergastolo, per i capimafia di Riesi, Pino e Vincenzo Cammarata e, ancora, per Orazio Buonprincipio, Carmelo Vasta, Gaetano Cammarata e per il collaborante Giuseppe Toscano - al quale non è stata riconosciuta l'attenuante della collaborazione - e, infine, 18 anni di carcere per il collaboratore di giustizia Calogero Barberi. Tutto esattamente come nel primo appello.
Unica eccezione per Massimo Amarù (assistito dagli'avvocati Vanessa Di Gloria e Giuliano Dominici) nei confronti del quale è stato pronunciato un verdetto assolutorio, come d'altronde chiesto dalla stessa procura. Un radicale ribaltamento a fronte del carcere a vita che si era ritrovato sul groppone nel precedente passaggio in aula.
L’articolo nell’edizione di Caltanissetta del Giornale di Sicilia
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