«Fine pena mai» per il boss di Mazzarino. Lo ha inchiodato sulle sue responsabilità la Cassazione blindando le precedenti condanne. Lui, per l'accusa, sarebbe stato in qualche modo tra le «anime» della strage di Vittoria, quella della notte di San Basilio. Non direttamente ma avrebbe fornito suoi uomini per sostenere la missione di morte. Ed è per strage e mafia che è stato chiamato di nuovo alla sbarra, uscendone ancora con una pesantissima condanna.
Colpevolezza cristallizzata per il boss di Mazzarino, Salvatore Siciliano che già dal primo grado del giudizio ne è uscito con la condanna al carcere a vita per strage ed associazione mafiosa. E in appello il verdetto è rimasto immutato. Ora la Suprema Corte ha apposto il sigillo all'ergastolo.
Salvatore Siciliano è ritenuto coinvolto in una delle carneficine di mafia fra Cosa nostra e Stidda - quella che è passata alla storia come l'eccidio di San Basilio - che ha dato vita a più procedimenti che tra scelte di rito differenti, così come tornate di arresti scattate in tempi diversi, si sono poi scissi.
L'imputato, secondo il teorema accusatorio, avrebbe messo a disposizione della mafia di Gela, uomini del famiglia di Cosa nostra di Mazzarino.
L'articolo completo nell'edizione di Agrigento, Caltanissetta ed Enna del Giornale di Sicilia di oggi.
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