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Depistaggio Borsellino, l'ex pm Palma in lacrime: "Indagata ingiustamente"

«Siccome faccio parte di questo Stato e voglio contribuire alla verità, intendo rispondere». Ha scelto di rispondere in aula Annamaria Palma, ex pm del pool che indagò sulla strage di via D’Amelio, citata al processo in corso a Caltanissetta sul depistaggio delle indagini sull'attentato, che vede imputati di calunnia aggravata Fabrizio Mattei, Mario Bo e Michele Ribaudo, i funzionari di polizia che facevano parte del pool di investigatori che condusse
l'inchiesta.  Palma, che ha chiesto di non essere ripresa dalle telecamere presenti in aula, si sarebbe potuta avvalere della facoltà di non rispondere in quanto indagata di calunnia aggravata insieme al collega Carmelo Petralia nel procedimento connesso a quello nisseno, aperto a Messina.

«A mente serena posso rispondere compiutamente che Scarantino mostrava una volontà piena di collaborazione. All’inizio non ebbi affatto l'impressione di uno che non volesse collaborare, anzi faceva di tutto per accreditarsi» ha detto Palma. «Io non avevo contezza del processo e dell’istruttoria del Borsellino-bis, ero concentrata sul processo sull'omicidio Livatino. Ho partecipato al verbale di interrogatorio di Vincenzo Scarantino dell’11 agosto 1994 in cui non si parlò dei collaboratori Cancemi-La Barbera-Di Maggio. Ho partecipato - ha proseguito Palma - rispondendo alle domande dell’aggiunto Gabriele Paci - anche al verbale del 6 settembre 1994. Non ho mai appreso prima che esistesse una preventiva concertazione di Scarantino, e con chi non so, e rimanemmo sconcertati poi perchè capivamo che questo poteva avere refluenze negative non solo sul procedimento Borsellino, ma anche su Capaci». Poi lo sfogo dell'ex pm: «Non tollero di essere indagata ingiustamente e di essere attaccata dai familiari del giudice Borsellino che io ho adorato».

Secondo la ricostruzione della Procura, gli inquirenti dell’epoca - pm e investigatori -, avrebbero creato a tavolino pentiti imbeccandoli, costringendoli ad accusare otto innocenti e depistando così le indagini. Palma è attualmente avvocato generale a Palermo, mentre Petralia, pure citato per oggi, è in servizio a Catania. Nei mesi scorsi i pm di Messina, che hanno la competenza sulle indagini a carico dei colleghi catanesi, ha scoperto una serie di bobine, mai analizzate prima, con le registrazioni delle intercettazioni di telefonate tra il falso pentito Vincenzo Scarantino, uno dei protagonisti chiave del depistaggio, alcuni investigatori dell’epoca e i due pm. A giugno la Procura della Città dello Stretto notificò ai due magistrati l’avviso di garanzia e l’iscrizione nel registro degli indagati contestualmente alla notizia che sulle bobine sarebbero stati effettuati accertamenti tecnici. Quelle conversazioni sono ora agli atti del processo in corso a Caltanissetta a carico dei poliziotti.

Momenti di tensione in aula nel corso della testimonianza, quando il magistrato ha avuto uno scontro con uno dei legali di parte civile. I toni sono saliti e il presidente del tribunale, che per il depistaggio processa tre poliziotti, ha sospeso l'udienza.

 

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