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Processo Saguto, parla l'ex giudice: "Ecco la mia agendina con tutti i nomi"

Silvana Saguto

«Inizio parlando dalle modifiche dei capi di imputazione. Non c'è una conversazione, una frase o un rapporto con Tommaso Virga. Lo chiamavo Antonio, non mi ricordavo neanche il suo nome. L’ho incontrato rare volte andando a messa». Lo ha detto Silvana Saguto, ex presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, rendendo dichiarazioni spontanee questa mattina nell’ambito del processo per la presunta gestione illegale dei beni confiscati alla mafia, che si celebra nei confronti di 15 imputati, nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta.

L’ex giudice è ritenuta la regista del sistema illegale. «Ho portato la famosa agendina di cui si è tanto parlato», ha aggiunto, «non l’ho prodotta soltanto per evitare ulteriori gossip. Sono tutte le persone che mi annotavo come persone di fiducia, brave, che già si erano occupate di attività simili. Ma Tommaso Virga non mi ha manifestato l’intenzione di far nominare il figlio. L’unica cosa che mi ha manifestato è che ci ha pregato di toglierlo. L’unica volta in cui ho parlato con Tommaso Virga di suo figlio è quando mi ha detto 'per favore fatelo dimettere'. Io lo definisco un ragazzino da niente perchè non ha retto, rispetto agli altri, l’impatto mediatico».

«Io di Rappa ho saputo soltanto da Fabio Licata che aveva avuto una lettera di encomio da parte della concessionaria che avevano aumentato le vendite. E basta. Io con Rappa non c'entro nulla». Vincenzo Corrado Rappa, nipote dello storico costruttore palermitano a cui è stato sequestrato e poi parzialmente restituito un patrimonio milionario, nel processo si è costituito parte civile contro Walter Virga.

«Più volte - ha continuato Saguto - ho avuto contestato di essere stata l’artefice di provvedimenti. I provvedimenti giudiziari si fanno in tre. Non avevo degli sprovveduti accanto. Tutte le persone che portavano un curriculum avevo interesse a nominarli considerato che li vagliavamo in tre? Io motivavo i decreti, erano corposi».

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