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Coronavirus, 11 siciliani restano a lavorare al Nord: "Il dovere ci chiama"

Undici lavoratori , tutti di Gela, che lavorano alle dipendenze di una ditta siciliana che si occupa di lavori di bonificazione in Piemonte, anche nelle cosiddette zone rosse, hanno deciso di continuare il loro lavoro e di non ritornare a casa, per non mettere a rischio, familiari e parenti, che altrimenti sarebbero costretti alla quarantena, prevista in questi casi per 15 giorni.

Portavoce del gruppo il capo cantiere Calogero Boscaglia afferma: “Stiamo tutti bene, con grande senso del dovere abbiamo deciso di non interrompere la nostra attività lavorativa, ben consapevoli del grave rischio che corriamo, rimanendo nelle zone maggiormente colpite dal coronavirus. Per via del nostro lavoro di bonifica ci troviamo spesso nelle zone rosse".

"Abbiamo preparato questo - prosegue Boscaglia-striscione recante la scritta: “ Noi amiamo la nostra terra, la Sicilia, ma il dovere ci chiama! Noi terroni rimaniamo al Nord”.

In un periodo in cui tutti si affannano a ritornare a casa, nella propria terra di origine, questi 11 operai rappresentano un’eccezione, rischiano il contagio non interrompendo il prezioso lavoro di bonifica ,che svolgono per la ditta per cui lavorano e , pensano a tutelare la salute dei propri cari che attendono con ansia il loro ritorno.

Il capo cantiere Boscaglia ha preannunciato che ritorneranno non appena avranno terminato tutti lavori di bonifica. "A questi ragazzi coraggiosi la comunità di Gela ha rivolto parole di elogio, sottolineando il loro grande senso di responsabilità e del dovere, nei confronti dell’intera cittadinanza e della ditta per cui prestano servizio".

"Rappresentano - hanno dichiarato le famiglie- un monito per tutti coloro i quali,in questi giorni, sono ritornati ingiustificatamente nelle proprie città dal Nord".

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