È per un accoltellamento che tornano alla sbarra. Con una fantomatica pistola che sarebbe saltata fuori, ma senza fare fuoco. Una storia, violenta, che in origine la procura ha qualificato con la pesantissima accusa di tentato omicidio. Imputazione che poi è stata riqualificata nelle ipotesi, più lievi, di lesioni, rissa oltre che porto di abusivo di coltello. Contestazioni per le quali nel primo passaggio in aula in quattro ne sono usciti con l’affermazione di responsabilità.
Da qui il secondo passaggio in aula, da celebrare in abbreviato, nel tentativo di liberasi della condanna piovuta su loro al termine del primo grado del giudizio conclusosi nel maggio di due anni fa. In quel processo sono stati chiamati sul banco degli imputati il cinquantaseienne nisseno Francesco Alletto, i suoi figli, Raimondo Alletto di 34 anni e Luca Valentino di 32, e l’ambulante quarantacinquenne Massimiliano Salvatore Lombardo (assistiti dagli avvocati Maria Francesca Assennato), tutti giudicati colpevoli.
In particolare il giudice ha inflitto un anno e 4 mesi a Francesco Alletto, un anno ciascuno al figlio Raimondo ed a Lombardo e 5 mesi a Valentino Alletto. Ma non è tutto. Sì, perché il giudice Valentina Balbo, con quel verdetto, li ha pure condannati a risarcire la parte civile, il quarantatreenne, Michele Cucuzza (assistito dagli avvocati Antonino e Salvatore Falzone), secondo l’entità che poi sarà stabilita in un procedimento dedicato.
Tutto ruota attorno a una burrascosa vicenda con tanto di accoltellamento. Che, poi, ha dato origine a tre arresti - allora per tentato omicidio – ed a due distinti dossier con, in totale, 7 imputati. Era il pomeriggio del 19 marzo di 4 anni fa quando, in un garage di corso Italia, nel cuore del villaggio Santa Barbara, sarebbe scoppiata la rissa.
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