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Processo Borsellino, anomalie nelle registrazioni delle telefonate di Scarantino

Sono state riscontrate alcune presunte anomalie nei nastrini, nelle bobine e nel brogliaccio analizzati da Luigi Lazzara, funzionario della Dia di Caltanissetta e riferite nel corso della sua deposizione al processo sul depistaggio delle indagini successive alla strage di via d’Amelio, in corso al tribunale di Caltanissetta e che vede imputati i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di calunnia, aggravata dall’aver favorito Cosa nostra.

Guasti tecnici degli apparecchi utilizzati per registrare le telefonate, mancanza di energia elettrica, nastrini ritrovati in diversi pezzi. Il teste è stato chiamato a riferire sugli accertamenti compiuti sui brogliacci e le telefonate effettuate dal falso collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino quando era nella località protetta di San Bartolomeo al Mare, in Liguria.

Passate al setaccio alcune registrazioni effettuate dalla polizia giudiziaria. «Utilizzavamo tutti l’Rt2000 - ha detto - e a questo apparecchio veniva collegata un’altra apparecchiatura. Seppure diverse, avevano il compito di registrare contemporaneamente le stesse cose».

Tra le presunte anomalie riferite dal teste, un «nastrino, trovato in una scatola con una bobina e spezzato in tre parti. Uno recava una striscia rossa sul nastro termico, mentre gli altri due erano normali. Uno di questi nastrini presentava uno strappo inusuale».

Per quanto riguarda, invece, le presunte discrasie riscontrate, il teste ha riferito che «dal 2 al 6 marzo 95, nel brogliaccio non c'è scritto nulla. C'è un vuoto di quattro giorni. Il 6 marzo si procede ad una riprogrammazione. L’8 marzo c'è una conversazione tra Scarantino e Mario Bo. Scarantino dice che non ce la fa più e che la moglie deve scendere a Palermo. Era un po' agitato. Vi sono poi delle telefonate in cui si sentiva comporre un numero e successivamente la cornetta veniva abbassata. Su un nastrino ho rilevato dei suoni mentre sulla bobina non ho rinvenuto nulla».

Il 9 marzo 95, l’utenza in uso a Scarantino chiama il centralino della questura di Palermo. «La telefonata non viene registrata, come riporta l’operatore, per cause tecniche. In un’apparecchiatura si sente che la cornetta viene alzata, nell’altra invece no. Questo silenzio dura 17 minuti. Comincia alle 10.03 e si conclude alle 10.20. Non c'è in quei 17 minuti nessuna registrazione audio sulle bobine, ma rimane la traccia magnetica degli impulsi che la macchina registra». Un’altra telefonata è quella del 3 giugno verso un’utenza in uso alla procura di Caltanissetta. «Il numero viene composto più volte, dalle 17.03 alle 18.22 ma non c'è nessuna comunicazione. Si verifica anche un’inversione di giri, come se tornassero indietro. Nelle bobine delle apparecchiature non c'è nessuna registrazione, nessun suono. Poco dopo c'è una telefonata, sempre ad un’utenza della procura della durata di 7 minuti». E infine il 22 giugno, altra telefonata diretta alla procura di Caltanissetta. «La durata è di 9 minuti. Risulta nello scontrino ma non nel brogliaccio».

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