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Caltanissetta, riprende il processo Montante: "Con me svolta antimafia in Confindustria"

L'ex numero 1 di Sicindustria Antonello Montante

E' ripreso, davanti alla corte d'appello di Caltanissetta, il processo all'ex leader di Confindustria Sicilia Antonello Montante, condannato in primo grado a 14 anni per associazione finalizzata alla corruzione e acceso abusivo al sistema informatico.

Prosegue l'interrogatorio, cominciato ieri, dell'imprenditore, a giudizio insieme a Diego Di Simone, l'ex ispettore di polizia diventato il capo della security di Confindustria, Marco De Angelis, ex funzionario della questura, Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta, Andrea Grassi, ex funzionario del Servizio centrale operativo della polizia.

Montante sarebbe stato al centro di una attività di dossieraggio realizzata, anche grazie a complicità eccellenti, attraverso l'accesso a dati delle forze dell'ordine e finalizzata a ricattare "nemici", condizionare attività politiche e amministrative e acquisire informazioni su indagini in corso.

"La mia azione di legalità in Confindustria cominciò già nel 2005, nel tempo poi ci siamo costituiti parte civile in tutti i processi, a partire dall’operazione Munda Mundis di Gela nel 2007. Fu proprio grazie al mio codice etico che in Confindustria ci fu una svolta nel segno dell’antimafia". Lo ha detto Antonello Montante deponendo davanti la Corte d’appello di Caltanissetta.

L’ex leader di Confindustria Sicilia ha risposto alle domande dei suoi difensori, gli avvocati Carlo Taormina e Giuseppe Panepinto nell’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta. Montante ha raccontato anche dei suoi primi passi nel mondo degli industriali quando, socio in una società di ammortizzatori, divenne presidente dei giovani imprenditori.

"Nel processo scaturito dall’operazione Colpo di Grazia nel quale era imputato anche Di Francesco (imprenditore poi indagato per concorso esterno in associazione mafiosa ndr) - ha detto - fui io a fare costituire Alfonso Cicero, allora presidente dell’Irsap, come parte civile". E sempre nei confronti di Cicero, uno dei testi dell’accusa, insieme a Marco Venturi, ha sostenuto: "Quando lui cominciò a corteggiarmi io già da tempo avevo avviato la stagione della legalità".

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