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Prof di Gela morta dopo il vaccino AstraZeneca, sit-in di protesta: "No ai morti di serie B"

«Il nesso con il vaccino è accertato: di chi è la responsabilità?». E’ uno dei manifesti realizzati dai familiari e dagli amici di Zelia Guzzo, la docente gelese di 37 anni morta a marzo per una trombosi, undici giorni dopo avere ricevuto il vaccino AstraZeneca.

La docente si era sottoposta a vaccinazione l’1 marzo: dopo i sintomi e il ricovero in Rianimazione al Sant'Elia di Caltanissetta, venne dichiarato il decesso. Davanti al Palazzo di giustizia di Gela è stata organizzata una manifestazione. A lanciare gli hashtag #voceperZelia e #giustiziaperZelia è stato il marito Andrea Nicosia, anche lui insegnante, dopo la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Gela perché non «ci sono correlazioni di rilievo penale». «Non possono esserci morti di serie B», accusa.

Per il legale della famiglia, l’avvocato Valerio Messina, invece, la morte di Zelia «non può passare inosservata» visto che «c'è una correlazione accertata scientificamente» con la somministrazione del vaccino «in assenza di concausa. E’ accertata la responsabilità, ma non ci sono responsabili». L’uomo, che aveva effettuato il vaccino AstraZeneca lo stesso giorno di Zelia, non ha assunto la seconda dose. «Io e Zelia - dice - siamo sempre stati favorevoli alla vaccinazione, infatti ci siamo subito prenotati. A nostro figlio abbiamo fatto tutti i vaccini. Zelia si è fidata delle istituzioni ed è stata tradita. Non è giusto che ci siano morti di serie A e serie B».

Il riferimento è all’indagine avviata dalla procura di Siracusa per la morte del militare Stefano Paternò con «la posizione del personale medico - dice l’avvocato Messina - che è stata archiviata mentre rimane in piedi l’indagine sull'Ad dell’azienda farmaceutica».

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