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Mafia nel Nisseno, indagati 2 medici e un avvocato. Estorsioni e violenze: "E nessuno denunciava"

Un fermo immagine tratto dal video diffuso dai carabinieri di Caltanissetta

Anche due medici e un avvocato sono tra gli indagati nell'operazione "Chimera" che questa mattina nel Nisseno ha portato all'arresto di 50 persone e a misure interdittive per altre cinque.

"I tre professionisti - spiega il comandante provinciale dei carabinieri di Caltanissetta, il colonnello Vincenzo Pascale - hanno agevolato le attività illecite del clan. Agevolazione che nel caso dell'avvocato hanno riguardato l'acquisizione di un terreno per ottenere contributi e, nel caso dei medici, la falsificazione di documentazione sanitaria".

Mafia, indagini senza la collaborazione dei cittadini

"E' un'operazione - ha aggiunto Pascale - condotta senza alcuna forma di collaborazione da parte delle vittime. Ma voglio dire ai cittadini che la via della giustizia è quella che realmente libera dall'oppressione della criminalità".

Il clan incuteva timore e così controllava il territorio. "Questa operazione - afferma il procuratore facente funzioni Roberto Condorelli - è importante sotto il profilo numerico, perché la maggior parte degli indagati erano liberi e solo nove erano detenuti, e per la gravità dei fatti criminosi che sono stati scoperti. Oltre agli omicidi anche una serie di attività estorsive, un ingente traffico di droga e anche per il tipo di attività del clan che era fortemente oppressiva sul territorio, aveva un controllo arrogante e profondo. E' stato difficile se non impossibile ottenere qualsiasi forma di collaborazione per la paura che il clan incuteva".

Le estorsioni

"Tra gli episodi estorsivi - spiega Condorelli - c'è da rilevare le pressioni al titolare di una pescheria costretto a dare gratuitamente la merce e per questo avevano anche interpellato il capo clan in carcere, perché era intollerabile che si rifiutasse di dare gratis questi prodotti. O il caso di un barbiere costretto a rendere gratuitamente le sue prestazioni e quando si rifiutò subì un brutale pestaggio. Per loro era particolarmente importante mantenere un controllo del territorio. Era un modo per dire che sul territorio loro erano i padroni. Emerge anche un particolare raccapricciante, un ragazzino orgoglioso del nonno che diceva che anche lui voleva avere la laurea del rispetto".

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