È per vendetta che avrebbe incendiato l’auto dei genitori della sua ex fidanzatina a Caltanissetta: una fiammante Maserati. Perché non lo avrebbero per nulla benvisto. Quel rapporto sentimentale con la figlia proprio non lo avrebbero gradito. Fino a tentare in tutti i modi di farlo troncare.
Questa – secondo l’impianto accusatorio – sarebbe stata la ragione per cui il «genero» per nulla gradito, avrebbe incendiato insieme a un complice l’auto di lusso appartenente ai genitori della sua allora fidanzata. E, per di più, è facendosi prestare l’auto da lei, all’oscuro delle ragioni di quella richiesta, che avrebbe agito insieme a un complice.
Tutte e due adesso, sono stati chiamati in causa per quel rogo. Sono il ventunenne Marco Nalbone e il venticinquenne Pietro Marrocco (assistiti dagli avvocati Ernesto Brivido e Francesca Cocca). Sono al cospetto del giudice Giuseppina Frasca per rispondere dell’ipotesi di danneggiamento seguito da incendio. Imputazione che è stata contestata loro dal pubblico ministero Simona Russo.
L’attentato incendiario risale al 28 ottobre di tre anni fa. Quella notte la Maserati Ghibli in uso al padre dell’allora fidanzata del più giovane dei due imputati - un noto professionista - ma risultata di proprietà di una società (la Savi Srl), è stata distrutta dalle fiamme sviluppatesi con tanta violenza e rapidità.
Secondo la tesi accusatoria quell’incendio non soltanto non sarebbe stato il frutto della casualità, ma a provocarlo sarebbe stato l’ex fidanzato della figlia insieme a un “compare”. Gli stessi due ragazzi che adesso sono stati chiamati sul banco degli imputati. Gli investigatori sarebbero arrivati a loro analizzando le immagini registrate da impianti di videosorveglianza che avrebbe mostrato i due giovani su quella Smart appartenente alla ex ragazza di Nalbone . Da qui l’ipotesi che siano stati loro i presunti attentatori. Fin qui l’accusa. Ma la difesa ha sempre sconfessato questa tesi.
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