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Vagliasindi: la mafia non arretra nel Nisseno

Maria Grazia Vagliasindi

«Nel territorio del distretto, Cosa nostra è stata l’organizzazione mafiosa di principale riferimento, dedita al traffico degli stupefacenti e, in misura minore, laddove permaneva ben strutturata una famiglia tradizionale di Cosa Nostra (Pietraperzia e Barrafranca), al controllo dell’economia legale, soprattutto nel settore dell’edilizia, del movimento terra, della raccolta e smaltimento dei rifiuti e dei relativi appalti, dell’agricoltura, grazie all’illecito accaparramento di lotti di terreni, anche demaniali, poi utilizzati per ottenere illecitamente pubblici contributi, mantenendo capacità di infiltrazione anche nei territori di altre Regioni (Lombardia) oltre che in paesi stranieri (Germania, in particolare)». L’ha detto la presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta, Maria Grazia Vagliasindi, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario
«L’attività assolutamente prevalente e maggiormente remunerativa - ha continuato - è stata quella del traffico degli stupefacenti, ‘importatì da fornitori catanesi o palermitani e in alcune occasioni direttamente da famiglie calabresi. L’attività estorsiva, in particolare quella nei confronti dei piccoli esercenti, è rimasta tradizionale fonte di reddito criminale ed è finalizzata al controllo del territorio da parte dell’organizzazione criminale».
«Ha operato a Caltanissetta, per la prima volta, nel settore degli stupefacenti - ha aggiunto - anche un’organizzazione nigeriana idealmente riconducibile ad organizzazioni criminali tradizionali (’Eyè) con caratteristiche inequivocabilmente mafiose (riti di iniziazione, sostegno economico agli affiliati, sostegno ai detenuti, omertà, ricorso sistematico alla violenza)».

Sava: ricerca della verità sulle stragi di mafia

«Questo non è un distretto qualunque. E’ il distretto che passerà alla storia giudiziaria di questo Paese perché qui si sono celebrati, si celebrano e si celebreranno i processi per le stragi del 1992, quelle ferite aperte che ancora sanguinano e che scuotono le coscienze e la sensibilità di tutti i cittadini onesti di questo Paese. Come vertice della magistratura requirente devo rassicurare tutti che, pur a distanza di trent’anni dai tragici boati, la ricerca della completa verità su quella stagione non si ferma», ha  detto il procuratore generale di Caltanissetta, Lia Sava.  «Anzi - ha continuato - lo sforzo per l’individuazione, in particolare, dei concorrenti esterni a Cosa nostra, in questa fase storica, trae linfa vitale dalla sinergia della Dda di Caltanissetta con altri uffici giudiziari, attraverso una sapiente ed efficace opera di coordinamento realizzata dalla Direzione distrettuale antimafia ed antiterrorismo. Impegno, sinergia, risultato: questo è quanto io vorrei porre su un ideale vessillo del distretto giudiziario di Caltanissetta. Invero, la necessità di gettare il cuore oltre l’ostacolo è finalizzata a rendere giustizia nel senso più alto del termine. Una giustizia che avvicini tutti, anche e soprattutto gli ultimi, i sofferenti, i soli, gli afflitti dal dolore fisico e psichico, al servizio che noi forniamo, perché trovino in queste aule risposte certe, rapide, soluzioni che contribuiscano a realizzare, in concreto, il principio di eguaglianza e che, conseguentemente, consentano a tutti di vivere sereni ed in pace».

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